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Scoprire il lato mistico delle Cinque Terre liguri lungo la Via dei Santuari.

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cinqueterreCinque borghi marinari diventati il simbolo stesso della Liguria, le celebri Cinque Terre, e cinque santuari mariani che rappresentano il loro lato più mistico e segreto.

La Via dei Santuari è un sentiero a mezzacosta che collega cinque antichi luoghi di culto posti ciascuno a proteggere e quasi sorvegliare dall'alto i paesi gioiello della costiera ligure: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore.
Dall'antichità la Liguria nasce come terra di contadini e marinai, i primi impegnati in un'agricoltura "eroica" lungo terreni scoscesi, gli altri in mezzo al mare per pescare. In entrambi i casi i santuari dedicati a Maria erano un punto di riferimento fisico e spirituale per chi rimaneva sulla terra ferma e anche per chi andava per mare e poteva vederli da lontano. 

Un sentiero tra terra, mare e cielo.
cinque-terre mappaAl di fuori dai flussi turistici, percorrere questo itinerario nato nel segno della fede vuole dire immergersi in una Liguria autentica e segreta, quella delle vigne affacciate sul mare, dei terrazzamenti delimitati dai 7000 muretti a secco che l'Unesco ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità.

Il cammino a piedi lungo la Via dei Santuari dura nel complesso almeno 9 ore , per un camminatore allenato, ma può essere suddiviso in quattro tappe che consentono di godersi on più calma la bellezza del territorio.

In alternativa, da ciascuna delle Cinque Terre si può raggiungere il corrispondente santuario camminando in salita lungo alcuni sentieri che si snoda attraverso uliveti e vigne da cui proviene il profumato vino bianco "Cinque Terre Doc" o il passito "Sciacchetrà".
1° tappa: il Santuario di Santa Maria di Soviore.
Santuario di Santa Maria di Soviore
La prima tappa di questo trekking tra arte, storia e natura può iniziare dal paese di Monterosso fino al Santuario di Santa Maria di Soviore, uno dei più antichi della Liguria. Si parte dalla fine di via Roma e lungo il sentiero 9 si arriva dopo circa 2,5 km a questa chiesa circondata dal verde.
    La leggenda dice che questo luogo fu fondato quando durante le persecuzioni longobarde del VII fu nascosta qui una statua della madonna che venne miracolosamente ritrovata un secolo dopo e diventò l'origine del fervido culto mariano di questa zona.
Dal santuario della Madonna di Soviore proseguendo lungo il sentiero B8 si arriva al Santuario della Madonna di Reggio posto sopra il borgo di Vernazza.
2° trappa: dalla Madonna di Reggio al Santuario di Nostra Signora delle Grazie.
Madonna di Reggio al Santuario di Nostra Signora delle Grazie
La seconda tappa è quella che unisce la Madonna di Reggio, detta l'Africana per la sua effigie di colore nero, al Santuario di Nostra Signora delle Grazie e di San Bernardino che sovrasta il paese di Corniglia. La chiesa è una testimonianza della presenza in questa zona del francescano Bernardino da Siena che qui predicò la riforma nel XV sec.
 
 
3° tappa: verso il Santuario di Nostra Signora della Salute.
La terza tappa conduce al Santuario di Nostra Signora della Salute in località Volastra sopra Manarola. Si raggiunge partendo dal precedente santuario di Nostra Signora delle Grazie e imboccando il sentiero 7 fino all'abitato di Case Fornacchi. Da qui si prende la carrozzabile verso Riomaggiore fino al bivio di Case Pianca dove si procede per il sentiero 6d che attraverso terrazzamenti, boschi e ruscelli arriva prima al piccolo borgo di Porciana e poi a Volastra. Il Santuario di Nostra Signora della Salute risale al 1240 ed è stato rimaneggiato nel '600.
4° tappa: arrivo a Rio Maggiore.
La quarta tappa congiunge Volastra a Manarola attraverso un'antica scala di pietra che scende verso il paese. In alternativa si può compiere una deviazione verso Groppo per visitare la Cantina Sociale Cinque Terre e poi continuare lungo il sentiero 2 fino a Manarola. Da Manarola si arriva all'ultimo paese, 
Riomaggiore, attraverso la celebre Via dell'Amore che si snoda a picco sul mare.
Dal parcheggio di Riomaggiore parte una mulattiera che procede in salita fino al Santuario di Nostra Signora di Montenero da cui si gode uno spettacolare panorama sul mare tra Punta Mesco e le isole Palmaria, Tino e Tinetto.
Vicino al santuario si può fare una sosta anche al Centro Visite del Parco Nazionale delle Cinque Terre per un momento di ristoro oppure per affittare una mountain bike con cui ritornare a Monterosso lungo lo splendido sentiero 1.


 
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Itinerari in Toscana, dalla costa degli etruschi alla campagna e ai declivi collinari dolcissimi.

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Siena_CathedraOvunque andiate in Toscana, la regione vi circonda e vi abbraccia con la sua ricchezza: oasi biogenetiche e parchi naturali, dalla Costa degli Etruschi che lambisce il mare, alla campagna e ai declivi collinari dolcissimi, segnati dalla tradizione vinicola celeberrima come quella delle Colline del Chianti. 

Il gioco cromatico dei campi, dei casali e dei cipressi degrada verso i boschi delle più aspre Colline Metallifere che separano l’entroterra meridionale pisano dal cuore selvaggio della Maremma fino all'incanto di vette innevate, di stagni e lagune, degli Appennini e delle Alpi Apuane.

Il Monte Amiata, antico vulcano spento, svetta tra le province di Siena e Grosseto, mentre i Monti Pisani si stagliano tra Pisa e Lucca. Il Pratomagno, quasi completamente circondato dall'Arno, divide la parte appenninica dell'aretino, dalle Foreste Sacre del Casentino, dal Valdarno superiore fiorentino. Il Monte Cetona, infine, si innalza all'estremità sud-orientale della provincia di Siena, separando la Val d'Orcia dalla Val di Chiana.

tuscany-map-of-italy-powerpoint-presentationTerritori autentici, dove sentire il profumo della tradizione nel paesaggio tra borghi e castelli, strade punteggiate di macchia mediterranea sulla costa e di leccete e castagni all'interno. Territori ad alto tasso artistico: Firenze è tra le mete più amate dai turisti di tutto il mondo, a cui si aggiunge Siena con piazza del Campo e il suo mitico Palio; Pisa con la Torre pendente e il Battistero; Arezzo con la Pieve di Santa Maria; Livorno con la Fortezza vecchia; Lucca con le sue mura.

Di totale fascino la cosiddetta Toscana minore, costellata di piccoli borghi medievali perfettamente conservati: San Gimignano, Fiesole, Volterra e Montepulciano.

Ricche di storia anche le spiagge mondane della Versilia, meraviglie naturali l’Isola d’Elba, tutto l’arcipelago toscano e le coste dell’Argentario.

Itinerari suggestivi per le vie della Toscana, come quello della Via dei Cavalleggeri: seguendo l’ippovia si costeggeranno tutte le torri di avvistamento costiere delle province di Pisa, Livorno e Grosseto. Partendo dalla Maremma, attraverseremo i Parchi Regionali di Maremma, di San Rossore e delle Alpi Apuane, per incontrare la Via Francigena in Lunigiana. Splendida e isolata l'Ippovia delle Terre di Siena con i suoi paesaggi apparentemente remoti e con la sorpresa del deserto di Accona con le sue crete gialle e la sua arida e sconfinata bellezza lunare.

Itinerari mistici: le strade toscane trasudano di storia e di ascetismo. Castelli, abbazie, monasteri  come la Pieve di Romena, i castelli di Porciano, Montemignaio e San Niccolò, l'abbazia di Vallombrosa e l'Eremo di Camaldoli.
toscana ponte
Itinerari di benessere: gli stabilimenti termali sono i più numerosi d'Italia. Saturnia, Montecatini e Chianciano, ma anche Gambassi Terme in provincia di Pisa e Casciana Terme in provincia di Firenze e tanti altri ancora. Acque calde ricche di elementi naturali, sorgenti spontanee, piscine e grotte termali millenarie come il complesso di Grotta Giusti, costituiscono luoghi di grande bellezza naturale, a cui si aggiungono strutture rinnovate e modernissime.
 
Itinerari deliziosi per il palato e lo spirito: un menu costellato di sapori perduti come la soppressata, il prosciutto crudo, la ribollita, il minestrone di fagioli e lardo o la zuppa di farro. Cacciagione a go-go nelle pappardelle al sugo di lepre o di cinghiale. Classica la bistecca alla fiorentina, mentre, tra i dolci chi non ha mai mangiato il panforte e i cantucci? La cucina toscana spazia dalla Finocchiona fino ai piatti di mare come il caciucco alla livornese e le cee (anguille neonate) alla pisana.
Toscana Le_Balze_con_vista_sulla_Valdera
Estate come inverno, la Toscana ti aspetta. Cosa aspetti a partire? 

Itinerari turistici: percorsi consigliati in Toscana.


    I musei della Valdera
    Vacanze termali: Gambassi Terme, Monsummano Terme e Casciana Terme
    Valdarno
    Val di Cecina e Volterra
    I musei di Volterra
    Parco Preistorico di Peccioli
    Costa degli Etruschi
    Itinerari naturalistici a Pisa e dintorni
    Le colline toscane
    Chianciano Terme
    Crete Senesi
    La Garfagnana
    La Maremma Toscana
    Montecatini Terme
    Parco dell'Uccellina
    Parco di Pinocchio e la Butterfly House
Toscana Serra_pistoiese
Toscana Cala_Grande_Argentario
Toscana Pisanino_da_Tambura
Toscana Monteriggioni
Leonardo


 
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Immergersi nel Parco Naturale Adamello Brenta

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Dolomiti_di_Brenta_-_Sfulmini_e_Campanile_BassoSituato su un esteso e soleggiato pianoro, Andaloè un'incantevole località turistica.

L’abitato sorge in posizione centrale sull’altopiano, a 1040 metri s.l.m., ed è circondato da splendidi boschi di conifere, tra la Paganella e le pendici orientali del gruppo delle Dolomiti di Brenta. Per questa sua particolare collocazione geografica Andalo è l'ideale per chi vuole immergersi nel Parco Naturale Adamello Brenta, o praticare sport all'aria pura.

Il paese infatti, grazie alle ottime strutture turistiche, vanta una fama di vera e propria cittadella sportiva: su di un'area di oltre 100.000 mq, comprende la piscina coperta, il palacongressi, il centro di fondo, il tennis, le bocce, il minigolf, il campo da calcio, il centro equitazione, la palestra di roccia, e il modernissimo stadio del ghiaccio coperto.

parco naturale adamello brentaAndalo ospita numerose ed importanti manifestazioni sportive e di svago e numerosi appuntamenti per il turista, come le Serate di benvenuto e la Festa dell'Ospite.

Il Parco Naturale Adamello Brenta è la più vasta area protetta del Trentino, situato nel Trentino occidentale, con i suoi 620,51 kmq comprende i gruppi montuosi dell'Adamello e del Brenta, separati dalla Val Rendena e compresi tra le valli di Non, di Sole e Giudicarie. E' interessato dalla presenza di 48 laghi e dal ghiacciaio dell'Adamello, uno dei più estesi d'Europa.

L’ambiente.

L’ambiente del Parco è quello tipico dell’Arco alpino centro-meridionale, caratterizzato da boschi prevalentemente di aghifoglie che ricoprono le pendici dei monti fino a 1800m di altitudine. Al di sopra di questa quota le foreste, che occupano un terzo della superficie del Parco, lasciano il posto alle praterie alpine e alla vegetazione rupestre che si spinge fin oltre i 2500m. 

Il territorio del Parco è estremamente articolato e diversificato: foreste di abeti, di faggi e di larici, prati trapuntati di fiori, praterie, pascoli, torrenti, torbiere e rupi inaccessibili. Alle alte quote i paesaggi sono spettacolari e unici, dominati dalla marcata diversità geologica e geomorfologica dei due massicci montuosi.


La fauna.
adamello brenta orsi
Sulle montagne che ancora ospitano l’orso bruno, non può sorprendere che la fauna sia straordinaria: camosci, cervi, caprioli, aquile. E poi stambecchi, volpi, tassi, martore, galli forcelli e cedroni, marmotte, pernici bianche e molti altri animali grandi e piccoli.

La flora
adamello brenta flora.
Dalle assolate pendici dei monti meridionali del Parco fino alle vette sferzate dai gelidi ghiacciai non sfugge all’attento visitatore del Parco la varietà degli ambienti vegetali: dalle foreste sconfinate alle piantine che sfidano l’asprezza delle altissime creste rocciose. La flora del Parco conta circa 1.500 specie.

Le valli alpine.
adamello brenta valli alpine
Numerose valli laterali, tra le più belle delle Alpi, costituiscono la via di accesso agli ambienti più selvaggi e remoti del Parco. Ognuna con propri caratteri distintivi, ribadiscono l’indissolubile legame tra le azioni dell’uomo e il contesto geologico-ambientale in cui esse si inseriscono. 

Gruppo dell’Adamello:

    Val di Fumo, Val di Daone
    Val di Breguzzo
    Valbona
    Val di San Valentino
    Val di Borzago
    Val Genova

presanella
Gruppo della Presanella:
    Val Nambrone
    Cinque laghi
    Val Meledrio


Gruppo delle Dolomiti di Brenta:
dolomiti brenta
    Vallesinella
    Valagola
    Val Brenta
    Val Manez
    Val d'Algone
    Val d'Ambiez
    Val delle Seghe
    Val dello Sporeggio e Gruppo della Campa
    Val di Tovel

 
Acqua e ghiacciai.
adamello brenta sci
Dai ghiacciai del Gruppo Adamello-Presanella, riserva preziosa di acque purissime,  discendono impetuosi e numerosi corsi d’acqua, creando spettacolari cascate, tra le quali le più note sono quelle della Val Genova
Un’ulteriore riserva idrica è costituita dai 51 laghi alpini presenti nel territorio del Parco. Tra essi, dai colori intensi e dalle acque limpide, troviamo il più celebre lago di Tóvel, nell’omonima valle, e quelli di origine glaciale che sono presenti nel massiccio dell’Adamello-Presanella.

Dai ghiacciai i fiumi.

Dai due massicci montuosi nasce il fiume Sarca, dato dall’unione dei rami di Nambrone, Genova, Nambino alimentati dai ghiacciai dell’Adamello-Presanella e dal ramo di Vallesinella, che sgorga dalle sorgenti carsiche del Brenta.

Il Sarca, immissario del Lago di Garda, prima di immettersi nel più grande specchio d’acqua italiano, percorre l’intera Val Rendena e, giunto in corrispondenza della conca di Tione, devia verso est scorrendo in una profonda e sinuosa forra. Allo sbocco della forra prosegue il suo corso verso sud, nella Valle che prende il suo nome e infine termina il suo corso nei pressi di Torbole sul Garda. 

Dal ghiacciaio della Lobbia nasce il fiume Chiese, il secondo principale corso d’acqua della zona, che prima di immettersi nel Lago d’Idro attraversa la Val di Fumo e la Val Daone. 


La storia dell’alpinismo.

Le pareti del Brenta ed i ghiacci perenni del massiccio dell’Adamello-Presanella furono oggetto di esplorazione e di conquista fin dalla metà del secolo scorso da parte dei primi alpinisti, inglesi e austriaci: John Ball, Julius Payer, Douglas W. Freshfield, in seguito imitati dalle prime guide, quindi da tutti i principali protagonisti dell’avvincente storia dell’alpinismo.
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Un viaggio alla scoperta dei sapori, dei profumi e delle dolcezze tipicamente umbre.

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La tradizione è alla base della Cucina umbra, con piatti non sempre poveri o popolari. Poco influenzata dalle regioni vicine, si basa essenzialmente sulla carne e sui prodotti della terra, che vengono usati sia nelle grandi occasioni sia nel pasto quotidiano. 

È una cucina semplice, con lavorazioni in genere non troppo elaborate, che esaltano i sapori delle materie prime. Le radici della cucina umbra affondano nella civiltà degli Umbri prima (Etruschi per la zona tra Perugia e Orvieto) e dei Romani poi, con frequente uso di legumi e cereali. La tipologia può essere divisa in tre grandi aree che, grossomodo, corrispondono a quelle culturali e dialettali in cui si divide la regione. 


Nel Medioevo, viene recuperato l’esempio fornito dai monasteri, capaci di preparare piatti sostanziosi e saporiti, sfruttando i prodotti locali, senza sprechi e senza abbondare. Il rispetto dei periodi di vigilia, i pasti privi di carne imposti dalla Chiesa, ha sicuramente tramandato il largo uso di verdure, erbe aromatiche e piatti a base di pesce, pur essendo l’Umbria priva di diretto sbocco sul mare, ma ricca di generosi torrenti.

  • Castagnole, preparate a Carnevale.

  • Ciambelle Dolci di Patate.
Preparate tipicamente nella zona di Colfiorito con le locali patate rosse lessate e schiacciate. Si tratta di una ricetta con una tradizione piuttosto recente.


  • Ciaramicola tipico dolce pasquale di Perugia.
Classico torcolo che si prepara durante la settimana di Pasqua.
All'impasto tipico del torcolo si aggiunge anche dell'alchermes, che produce il caratteristico colore purpureo delle fette. Il dolce viene normalmente ricoperto da una meringa dolce, cosparsa di sferette argentee e bastoncini colorati di zucchero.


 
  • Cicerchiata (montagna folignate) - Il dolce è a base di pasta di farina, uova, burro e zucchero. Da questa si ricavano palline di circa un centimetro di diametro che vengono fritte nell'olio d'oliva o nello strutto. Scolate, vengono disposte "a mucchio" e ricoperte di miele.

  • La Crescionda è un dolce di origini molto antiche caratteristico di Spoleto

Un dolce di origini molto antiche caratteristico di Spoleto, città umbra in provincia di Perugia, è la Crescionda, dolce basso di consistenza morbida costituito da tre strati: il fondo formato da amaretti e farina, la parte centrale chiara e morbida come un budino, e lo strato superficiale di colore marrone scuro costituito dal cioccolato. 

Le sue origini risalgono al medioevo, quando si prediligevano le pietanze agrodolci: la ricetta originaria prevedeva ingredienti come il formaggio pecorino, le uova, il brodo di gallina, pane grattugiato, la buccia di un limone, zucchero, cioccolato fondente o cacao amaro. 


La versione odierna della Crescionda è costituita da latte, uova, zucchero, amaretti sbriciolati, limone grattugiato, cioccolata fondente grattugiata, e consiste in un dolce, fresco, molto buono e delicato, che va conservato in frigorifero per 1 o 2 giorni al massimo. 

  • Fave dei morti, biscottini di forma ellittica preparati con un impasto di mandorle finemente triturate.
Sono dei biscottini di forma ellittica preparati con un impasto di mandorle finemente triturate, zucchero ed uova. Si consumano in occasione delle festività dei primi giorni di novembre.

  • Fichi girotti, il dolce tipico di Amelia.
I fichi vengono essiccati, selezionati, tagliati e disposti in particolari stampi circolari ("rotelle"), assieme a mandorle, noci canditi, cacao. Il nome proviene dalla famiglia che li produce, sin dal 1830; sono stati molto popolari in passato, agli albori della pubblicità negli anni '30, con grandi insegne artstiche poste nelle principali stazioni ferroviarie italiane.

  • Frittelle di San Giuseppe - sono frittelle preparate con la mollica di pane oppure con il riso, impastate con del liquore e fritte in olio bollente. Si consumano fredde e cosparse di zucchero, generalmente nel giorno di S. Giuseppe (19 marzo).

  • Maccheroni con le noci (tutta la regione) - è un piatto freddo che viene preparato condendo la pasta (strangozzi) con un macinato dolce a base di gherigli di noci, zucchero, pangrattato e cannella. È consumato durante il periodo natalizio.

  • Mostaccioli - in periodo di vendemmia, vengono preparati aggiungendo all'impasto del pane anice, mosto e zucchero. Si fa un piccolo filoncino, che viene cotto una prima volta, affettato, e biscottato.

  • Nociata - un dolce simile al torrone che viene preparato con un impasto di miele, noci, uova e zucchero: è diffuso nella zona di Massa Martana.
  • Pampepato (Terni e Valnerina) - è fatto da un impasto a base di cacao, nocciole, zucchero e pepe.

La Ricetta.
  • Pinocchiate o Pinoccate (Perugia) - si tratta di un impasto a base di zucchero fuso e pinoli, che viene fatto raffreddare in tipiche forme romboidali della dimensione di un biscotto. Possono essere sia bianche (solo zucchero) che marroni (con cacao). Vengono consumate nel periodo natalizio.

  • Pizza dolce di Pasqua - di forma ed impasto molto simili a quello del panettone, tipica del periodo pasquale. Nota anche con il nome di torta dolce.

  • Rocciata (Assisi, Foligno, Spoleto) - è un dolce che per aspetto e ingredienti è vagamente simile allo strudel. Detta attorta (cioè attorcigliata) nello zona di Spoleto.

  • Sfrappe o Frappe - preparate a Carnevale, sono sottili strisce rettangolari di pasta frolla che vengono fatte friggere nell'olio e servite cosparse di alchermes e zucchero vanigliato.

  • Strufoli (da non confondere con gli struffoli napoletani, che sono simili alla cicerchiata).

Preparati a Carnevale, sono dei bignè fatti friggere nell'olio e serviti cosparsi di abbondante miele sciolto.

La Ricetta.
  • Torciglione (Perugia) - caratteristica ciambella aperta (cioè non chiusa su sé stessa) preparata con un impasto a base di mandorle dolci, pinoli e zucchero. Viene tradizionalmente preparata in forma di serpe, avvolta su sé stessa, con una mandorla sporgente a disegnare la lingua.

  • Torcolo - ciambella rotonda a base di farina, zucchero, latte e lievito.

  • Torcolo di San Costanzo (Perugia) - si tratta di una ciambella che viene preparata in occasione della festività di San Costanzo (29 gennaio), patrono della città di Perugia. L'impasto è arricchito da canditi e uva passa.

  • Zuppa inglese (varianti in tutta la regione) - si prepara il torcolo a fettine molto fini, lo si bagna nell'alchermes e lo si dispone a strati in una teglia in ceramica. Gli strati di torcolo sono alternati a strati di crema pasticciera, che costituisce anche l'ultimo strato. Il tutto viene decorato con cioccolato e perline argentee zuccherate. Il dolce va servito freddo.

  • Salame del Re - dolce di forma cilindrica (salame) ottenuto arrotolando una base simile al pan di spagna (farina, zucchero, lievito e uova), bagnato con alchermes e caffè, ripieno di cioccolata e crema pasticcera. Il dolce va servito freddo. 



 
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Un viaggio alla scoperta dei sapori, dei profumi e delle dolcezze della cucina marchigiana.

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marche Preparati con grande sapienza e maestria, i dolci marchigiani sono un’autentica gioia per il palato, come le castagnole, palline di pasta dolce fritte in olio e strutto e spolverizzate di zucchero a velo, le beccute, pagnottine di pane dolce a base di farina e decorate con pinoli ed uva sultanina, i caciuni, ravioloni di pasta di pane riempiti con pecorino, uova, zucchero, e scorze di limone,le ciambelle al mosto, fatte con farina, semi d’anice, olio, zucchero e mosto d’uva appena spremuto, e la cicerchiata, dolce tipico del carnevale, pressoché simile ai più celebri struffoli napoletani. 

Le Marche sono il punto d’incontro tra le gastronomie del nord e del sud Italia. Il territorio piceno attinge a piene mani dalle materie prime di terra e di mare, aromatizzate dalle erbe odorose delle colline, dando vita così a piatti gustosi che fanno uso dei prodotti agricoli, del pesce, degli animali da cortile.

Sfrappe

Conosciute in tutta sotto diversi nomi, le sfrappe sono il tipico dolce di carnevale, da tempo immemore parte della tradizione culinaria marchigiana.
Scroccafusi

La cucina marchigiana tradizionale racchiude in sé una forte tradizione dolciaria. Gli scrocca fusi ne sono un esempio.
Preparati con grande sapienza e maestria, i dolci marchigiani sono un’autentica gioia per il palato, come le castagnole, palline di pasta dolce fritte in olio e strutto e spolverizzate di zucchero a velo, le beccute, pagnottine di pane dolce a base di farina e decorate con pinoli ed uva sultanina, i caciuni, ravioloni di pasta di pane riempiti con pecorino, uova, zucchero, e scorze di limone,le ciambelle al mosto, fatte con farina, semi d’anice, olio, zucchero e mosto d’uva appena spremuto, e la cicerchiata, dolce tipico del carnevale, pressoché simile ai più celebri struffoli napoletani. 
 Le Marche sono il punto d’incontro tra le gastronomie del nord e del sud Italia. Il territorio piceno attinge a piene mani dalle materie prime di terra e di mare, aromatizzate dalle erbe odorose delle colline, dando vita così a piatti gustosi che fanno uso dei prodotti agricoli, del pesce, degli animali da cortile.
Sfrappe

Conosciute in tutta sotto diversi nomi, le sfrappe sono il tipico dolce di carnevale, da tempo immemore parte della tradizione culinaria marchigiana.
Scroccafusi

La cucina marchigiana tradizionale racchiude in sé una forte tradizione dolciaria. Gli scrocca fusi ne sono un esempio.
Pizza di Pasqua

Un dolce tipico della tradizione culinaria marchigiana. La pizza di pasqua è da decenni una delle preparazioni più apprezzate.
 
Pizza di Natale

Un dolce natalizio decisamente adatto alla degustazione anche nel resto dell’anno. Un gusto speciale per un dolce adatto a grandi e piccini: la pizza di natale.
La cicerchiata

Dolce tipico delle Marche dal forte contenuto calorico ma al contempo dal gusto estremamente piacevole e intenso. Un dolce adatto a grandi e piccini: la cicerchiata.
Ciambellone alla marchigiana

Un dolce semplice e gradevole. Di semplice preparazione e apprezzato protagonista della tradizione dolciaria regionale: il ciambellone alla marchigiana.
Ciambelle di Pasqua

Il nome suggerisce un dolce tipicamente pasquale, apprezzato generalmente sia dai grandi che dai piccini, immancabile nelle case marchigiane: le ciambelle di pasqua.
Bostrengo

Questo dolce, per la grande quantità di ingredienti in esso contenuto viene chiamato tradizionalmente “il  pulisci-credenza”, e viene solitamente preparato nel periodo natalizio: parliamo del Bostrengo.


 
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Escursionismo in Liguria: Cima delle Saline e Cima Pian Ballaur.

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saline10Da Carnino Inferiore (1387) si imbocca la mulattiera che sale a tornanti nel bosco.

Dopo essere sbucati su una stradina sterrata si raggiunge la località Tetti delle Donzelle (1537) ai piedi della bastionata delle Rocce del Manco.

Da qui il sentiero risale il fianco sinistro orografico del vallone ed entra nella stretta Gola delle Saline. Dopo aver attraversato il torrente si rimonta, nel versante opposto, una china erbosa fino a sbucare sul ripiano pascolivo del Gias delle Saline (2000).

Continuando al centro del Da Carnino Inferiore (1387) si imbocca la mulattiera che sale a tornanti nel bosco.

saline_ballaur_carnino  mapDopo essere sbucati su una stradina sterrata si raggiunge la località Tetti delle Donzelle (1537) ai piedi della bastionata delle Rocce del Manco.

Da qui il sentiero risale il fianco sinistro orografico del vallone ed entra nella stretta Gola delle Saline. Dopo aver attraversato il torrente si rimonta, nel versante opposto, una china erbosa fino a sbucare sul ripiano pascolivo del Gias delle Saline (2000).

Continuando al centro del vallone si perviene al Passo delle Saline (2174). Dal passo una traccia risale tutto il costone orientale della montagna fino a giungere sulla vetta della Cima delle Saline (2612).

Dalla Cima delle Saline si scende su terreno prativo in direzione sud-ovest fino a raggiungere l'ampia depressione che si distende tra le Saline e la Ballaur. Da qui, per vaghe tracce ed alcune tacche rosse, si sale sulla Cima Pian Ballaur (2604).

Attenzione: in questo tratto, in caso di nebbia, possono esserci grosse difficoltà di orientamento.

Dalla vetta si percorre l'ampia dorsale occidentale giungendo velocemente al Colle del Pas (2342). Al colle si svolta a sinistra e si scende nella Conca di Piaggia Bella sotto la quale si sviluppa uno dei sistemi carsici più estesi d’Italia. Dopo aver toccato la Capanna Saracco-Volante (2220) il sentiero prosegue dolcemente sul fondo della conca fino al Passo delle Mastrelle (2023) oltre il quale precipita nel Vallone di Carnino. Dal passo il sentiero scende con una ripida serpentina finchè, a quota 1700 mt, incontra l'itinerario proveniente dal Rifugio Don Barbera che conduce in breve a Carnino Superiore (1397). Infine, seguendo l'asfalto oppure la mulattiera che si stacca a sinistra dopo il parcheggio, si fa ritorno a Carnino Inferiore.


CARNINO INFERIORE (1387) - CIMA DELLE SALINE (2612) - CIMA PIAN BALLAUR (2604)
Tempo di salita: ore 3 alla Cima delle Saline + ore 1 alla Cima Pian Ballaur
Tempo totale: ore 6.30

Da Carnino Inferiore (1387) si imbocca la mulattiera che sale a tornanti nel bosco. Dopo essere sbucati su una stradina sterrata si raggiunge la località Tetti delle Donzelle (1537) ai piedi della bastionata delle Rocce del Manco. Da qui il sentiero risale il fianco sinistro orografico del vallone ed entra nella stretta Gola delle Saline. Dopo aver attraversato il torrente si rimonta, nel versante opposto, una china erbosa fino a sbucare sul ripiano pascolivo del Gias delle Saline (2000).

Qui si incontra una palina segnaletica: si svolta a sinistra e si risalgono le ripide chine erbose fino ai piedi dell'imponente parete rocciosa (alcuni triangoli rossi sbiaditi conducono un po' più a sinistra; occorre invece prendere come riferimento l'imbocco dell'evidentissimo canale che corre sotto la grande parete). Si sale con molta attenzione il canale: lo si può percorrere sulle rocce (grado di difficoltà F, con neve occorrono piccozza e ramponi) oppure, leggermente più a sinistra, su terreno misto di rocce ed erba (EE, alcuni segni rossi). Si sbuca quindi sull'orlo sud-orientale dell'altipiano Saline-Ballaur e si prosegue sulla destra, lungo la cresta, verso la vetta delle Saline (2612) ormai prossima.

Attenzione: nell'ultimo tratto, in caso di nebbia, possono esserci grosse difficoltà di orientamento.
Al ritorno si segue la traccia che scende lungo il costone orientale della montagna fino al Passo delle Saline (2174). Poi si svolta a destra e si percorre l'ottimo sentiero che conduce in breve al Gias delle Saline oltre il quale ci si ricollega con l'itinerario di salita.
CARNINO INFERIORE (1387) - CIMA DELLE SALINE (2612) per il canale sud-est
Tempo di salita: ore 3
Tempo totale: ore 5.15

saline_carnino map

Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.

I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.
 
Il canale sud-est delle Saline, ancora in ombra, sovrastato dall'imponente e "dolomitica" parete rocciosa

Salendo verso il canale sud-est delle Saline. In questa foto e nelle sette successive la neve è "rosa" per la sabbia del Sahara arrivata fin qui
Panorama dalla Cima delle Saline verso occidente. Sullo sfondo l'Argentera
Verso la Cima Pian Ballaur
La Cima delle Saline fotografata dalla Cima Pian Ballaur
Il Lago Biecai visto dal Colle del Pas
La Capanna Saracco-Volante nella conca di Piaggia Bella
Paline segnaletiche a Piaggia Bella
Scendendo da Piaggia Bella verso il Passo delle Mastrelle
Al Passo delle Mastrelle
Fungo di pietra al Passo delle Mastrelle
Il Pian Ciucchea sopra Carnino Superiore
Il Pian Ciucchea sopra Carnino Superiore
Il Passo delle Capre o Passo Palù (in alto nella foto) visto dal Colle del Pas. Dal Passo delle Capre passa l'itinerario per la Punta Marguareis


 
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Escursionismo in Liguria: il Mongioie e il Bric di Conoia.

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conoia92_mulino_viozeneDalla chiesa di Viozene (1245) si seguono i segni bianco-rossi della G.t.a. che portano in breve al soprastante Pian Rosso (1550) nelle vicinanze del Rifugio Mongioie (1555). Si trascura la deviazione a sinistra per il rifugio (palina segnaletica) e si prosegue dritti lungo una traccia che risale alcune fasce erbose e che sbuca, poco sopra, sulla mulattiera proveniente dal rifugio.
Dopodichè il sentiero guadagna rapidamente quota con numerosissimi tornanti per entrare poi nel vallone al Pian dell’Olio (2090). Con un bel percorso tra affioramenti rocciosi e chine erbose si perviene al Bocchino dell'Aseo (2292). All'Aseo si svolta a sinistra e si rimonta il versante orientale del Mongioie fino a raggiungere l’aerea cresta e la croce di vetta (2630).

In discesa si segue il sentiero che, dalla cima del Mongioie, scende in direzione sud-ovest tagliando a mezzacosta i pendii erbosi della Cima delle Colme e arriva al Bocchino delle Scaglie (2325). Si piega quindi a sud e si discende il ripido canalone detritico della Gola delle Scaglie che sfocia sui pascoli sopra il Pian Rosso ed il Rifugio Mongioie. Al rifugio si seguono le indicazioni per Viozene ed in pochi minuti ci si ricollega con l’itinerario di salita.

VIOZENE (1245) - MONGIOIE (2630)
Tempo di salita: ore 3.30
Tempo totale: ore 6.15

mongioie_viozene_mapDalla chiesa di Viozene (1245) si seguono i segni bianco-rossi della G.t.a. che portano in breve al soprastante Pian Rosso (1550) nelle vicinanze del Rifugio Mongioie (1555). Si trascura la deviazione a sinistra per il rifugio (palina segnaletica) e si prosegue dritti lungo una traccia che risale alcune fasce erbose e che sbuca, poco sopra, sulla mulattiera proveniente dal rifugio. Dopodichè il sentiero guadagna rapidamente quota con numerosissimi tornanti per entrare poi nel vallone al Pian dell’Olio (2090). Con un bel percorso tra affioramenti rocciosi e chine erbose si perviene al Bocchino dell'Aseo (2292).

Duecento metri prima di arrivare all’Aseo, si imbocca a destra una traccia segnata con tacche rosse (e successivamente con segni bianco-rossi e bianco-verdi) che rimonta il versante sud-occidentale del Monte Rotondo fino ad arrivare sul bordo di una gigantesca dolina chiamata "Il Profondo" (2397). Dalla dolina si sale infine sulla cresta nord-occidentale del Bric di Conoia e la si segue, prima fedelmente e poi appena spostati sul versante meridionale, fino ad arrivare in vetta (2521).

VIOZENE (1245) - BRIC DI CONOIA (2521)
Tempo di salita: ore 3.45
Tempo totale: ore 6.45



conoia_viozene_map


Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione
 

Il Mongioie visto salendo da Viozene
Panorama dalla vetta del Mongioie
Sulla cresta sommitale del Mongioie
La grande statua in bronzo della Madonna col Bambino poco a nord della cima del Mongioie: è alta circa 3 metri e rivolge lo sguardo verso la piana di Mondovì
Scendendo attraverso la Gola delle Scaglie
Il Rifugio Mongioie completamente ristrutturato e ingrandito
Tra le case di Viozene
La chiesa di Viozene
Baita ristrutturata poco sotto il Pian Rosso
Il Rifugio Mongioie al Pian Rosso
Salendo al Mongioie: sulla destra la Gola delle Scaglie
In cammino verso la Gola delle Scaglie
I ripidi pendii sotto la Gola delle Scaglie
Lapide celebrativa nella Gola delle Scaglie
Panorama verso il Mongioie da sopra il Passo delle Saline


 
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Escursionismo in Liguria: Pizzo d’Ormea.

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pizzo_ormeaDalle ultime case di Chionea (1102) si imbocca la mulattiera che sale a destra alla vicina Colla di Chionea (1223).
Al colle si svolta a sinistra e si percorre il sentiero che segue più o meno fedelmente la dorsale di Costa Valcaira.

Dopo essere passati nelle vicinanze del Rifugio Valcaira (2010, ubicato poco sotto la dorsale sul versante del Tanaro), si giunge al grande ripetitore (2370) ai piedi del cono terminale del Pizzo.
Per facili roccette si guadagna infine la vetta (2476).

pizzo_ormea_chionea mapAl ritorno si scende brevemente lungo la cresta in direzione ovest e si imbocca, sulla destra, una traccia che taglia a ritroso il versante settentrionale della montagna e che porta alla Colla del Pizzo (2202).

Da qui si scende verso il sottostante Lago del Pizzo (2073) senza raggiungerne le sponde: il sentiero passa infatti poco sopra il lago per risalire a mezzacosta in direzione est e ricongiungersi con la Costa Valcaira (2200). Da qui si percorre a ritroso.

CHIONEA (1102) - PIZZO D'ORMEA (2476)
Tempo di salita ore 3.30
Tempo totale: ore 6.45


Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.

I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione
 

Sul Pizzo
Panorama dalla vetta: Bric Conoia e Mongioie
La Val Corsaglia dalla vetta del Pizzo
Il Lago del Pizzo
Il Pizzo scendendo verso Chionea
Il piccolo paese di Chionea
Il Pizzo
Sulla via del ritorno verso Chionea
Il paese di Chionea
La vetta del Pizzo dalla Costa Valcaira
In vetta
La Rosa dei Venti in vetta al Pizzo
Il rifugio Valcaira
Primo piano del rifugio Valcaira
Il Pizzo d'Ormea a sinistra (e a destra il Mongioie) dalla vetta dell'Antoroto


 
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Escursionismo en Liguria: l’Antoroto e il Monte Grosso.

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antoroto_3Dalla Chiesa di Valdinferno (7 km sopra Garessio) si sale lungo la stradina in cemento fino alle Case Mulattieri (1418). Qui si imbocca il sentiero (paline segnaletiche) che sale a destra nel bosco di faggi e che sbuca sui pascoli di Pian Bersi nelle immediate vicinanze del Rifugio Savona (1528).

Dal rifugio si continua sui bei pascoli in leggera salita (tacche rosse sbiadite) fino ad arrivare su una crestina (1750) che scende dal Monte Grosso e che si affaccia sul Vallone del Rio della Bura. Dalla crestina si scende assai ripidamente nel versante opposto giungendo fin quasi sul fondo del vallone. Si procede successivamente in costa sul fianco sinistro orografico del vallone raggiungendo in breve la vicina Colla Bassa (1846).

antoroto_valdinferno_mapDalla Colla Bassa si svolta a sinistra e si segue il sentiero (finalmente segnato con evidenti tacche bianco-rosse) che rimonta il ripido pendio a destra dello sperone nord-est dell'Antoroto. Con la neve, in questo tratto, possono essere utili ramponi e piccozza. Con faticosa salita si giunge in cresta un poco ad ovest della vetta ormai vicinissima (2144).

In alternativa si può salire in vetta lungo l'esile traccia che percorre più o meno fedelmente lo sperone nord-est (percorso più suggestivo ma molto faticoso).
Al ritorno, dopo essere ridiscesi alla Colla Bassa, si segue l'itinerario che scende nel Vallone del Rio della Bura (segni bianco-rossi) e che riporta direttamente alle Case Mulattieri dove ci si ricollega con l’itinerario di salita.
VALDINFERNO (1213) - MONTE ANTOROTO (2144)
Tempo di salita: ore 3
Tempo totale: ore 5.30
L'itinerario proposto si presta moltissimo in inverno per una escursione con le ciaspole.

Dalla Chiesa di Valdinferno (7 km sopra Garessio) si sale lungo la stradina in cemento fino alle Case Mulattieri (1418). Qui si imbocca il sentiero che sale a destra in nel bosco di faggi e che sbuca sui pascoli di Pian Bersi nelle immediate vicinanze del Rifugio Savona (1528). Dal rifugio si continua in leggera salita in direzione ovest e si attraversano a mezzacosta i dolci pendii che scendono dalla dorsale Berlino-Mussiglione. Si imbocca quindi un evidente vallone sovrastato dall’anticima rocciosa del Grosso e lo si risale fino a sbucare sulla dorsale nelle immediate vicinanze dell’arrivo dello skilift “Mussiglione” (comprensorio sciistico Garessio 2000). Si piega infine verso sud e per cresta si raggiungono in breve le due cime del Monte Grosso (2007). La parte sommitale del Monte Grosso è infatti bifida ed è caratterizzata da due rilievi arrotondati di quota pressoché eguale che distano tra loro circa 150 metri. Sulla cima meridionale è presente un ometto di pietre.

Al ritorno, dall’arrivo dello skilift, si segue per un breve tratto la pista da sci. Quando questa inizia a scendere più ripidamente sul versante della Val Casotto, si prende a destra una stradina sterrata che conduce in discesa al Monte Berlino (1789) tenendosi sempre sul lato nord della dorsale. Dal Berlino si svolta verso sud e, per dolci pendii, si torna velocemente al sottostante Rifugio Savona dove ci si ricollega con l’itinerario di salita.

Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.
 

monte grosso_valdinferno_map
VALDINFERNO (1213) – MONTE GROSSO (2006) – Invernale con le ciaspole
Tempo di salita: ore 2.30
Tempo totale: ore 4.45



In vetta

Panorama dalla vetta: Pizzo d'Ormea, Mongioie

La Val Casotto dall'Antoroto

Piccole slavine sotto le rocce dell'Antoroto

L'Antoroto

Scendendo dall'Antoroto. Sosta alle case Mulattieri

La Chiesa di Valdinferno

Il Cristo che si trova all'imbocco del sentiero che parte da Valdinferno

L'Antoroto

Alla Colla Bassa

Panorama dalla vetta

Vecchie case a Valdinferno

L'Antoroto a sinistra. La Colla Bassa al centro

Alla Colla Bassa

Panorama verso nord dalla vetta dell'Antoroto: il Monte Grosso in primo piano ed il Mindino sullo sfondo
fonte: Immagini d’Italia


 
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Escursionismo in Liguria: Bric Mindino.

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bric mindinoL'itinerario proposto si presta moltissimo in inverno per un'escursione con le ciaspole.

Dalla Colla di Casotto (1381), in corrispondenza degli edifici residenziali sul lato opposto rispetto agli impianti di risalita, si stacca una carrareccia sterrata che sale a tornanti nel bosco.
Durante la salita si trascura la deviazione a destra per il Colle di Prato Rotondo.

La rotabile esce dal bosco sotto le Rocce del Rascazzo e prosegue a mezzacosta in direzione del Bric Mindino. A questo punto, in presenza di un buon manto nevoso, si può trascurare la strada e salire liberamente lungo i campi innevati tenendo come riferimento l'imponente croce di vetta (1879).

COLLA DI CASOTTO (1381) - BRIC MINDINO (1879) – Invernale con le ciaspole
Tempo di salita: ore 2
Tempo totale: ore 3.30

bric mindino mappaIl Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia.

Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.

I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.
 

La partenza dell'escursione alla Colla di Casotto
La carrareccia che parte dalla Colla di Casotto e sale a svolte nel bosco
La strada che sale al Mindino con 5 cm di neve fresca
A questo bivio occorre proseguire a sinistra
All'uscita del bosco
Panorama sulla verdeggiante conca di Garessio e, sullo sfondo, il mare
La croce del Mindino si erge imponente in cima al pendio innevato
Inaugurata il 14 settembre 1969, per volere del parroco di Mindino, la croce ha una struttura in tubolari in ferro. Alta 25 metri, la sua realizzazione ha richiesto dieci anni di lavori, inclusa la costruzione della rotabile sterrata che raggiunge la vetta da Colla Casotto. E' dedicata ai caduti di tutte le guerre e conserva murata nell'altare una teca con i nomi di tutti i caduti della Provincia di Cuneo
Dalla vetta del Mindino il panorama è eccezionale. Questa è la catena delle Liguri dal Pizzo d'Ormea al Mongioie
La vecchia croce del Mindino con Albenga e l'isola di Gallinara
La dorsale dal Bric Nei al Piano Stopè che separa la val Casotto dalla val Mongia
Le due croci del Mindino
Vista panoramica sul comprensorio di Garessio 2000 sovrastato dall'elegante cima dell'Antoroto
Dal pianoro innevato sottostante la vetta si possono abbracciare tutte le Liguri dall'Antoroto al Marguareis


 
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Escursionismo in Liguria: Rocca dell'Abisso.

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rocca dell'abissoDal Colle di Tenda (1871) si segue verso ovest la rotabile ex-militare che in breve raggiunge La Colletta (1907).
La carrettabile, ormai ridotta a mulattiera, risale a tornanti il versante piemontese della Cima di Forte Pernante. 

Senza raggiungerne la sommità prosegue pianeggiante tagliando a mezzacosta le pendici settentrionali della Cima Salauta e del Becco Rosso. Si perviene quindi alla Bassa Sovrana di Margheria (2079), marcata insellatura sullo spartiacque Vermenagna-Roia.
Al primo tornante si abbandona il tratturo militare e si raggiunge per sentiero il suggestivo Laghetto dell'Abisso (2201). Poco sopra si riguadagna la ex-carrettabile che taglia ora la parete rocciosa di Cima Giaura per sbucare sull'ampia dorsale in corrispondenza del Forte Giaura (2253) (in questo tratto di percorso alcune frane, per il momento superabili abbastanza agevolmente, ostruiscono la mulattiera).

rocca dell'abisso mapSi risalgono ora le chine erbose fino ai macereti alla base della vetta. Dopo aver attraversato un avvallamento di rocce rotte, la traccia si inerpica a zig-zag lungo la china detritica che conduce sulla spalla settentrionale della Rocca dell'Abisso.

In breve si guadagna la cima sud (2750) dove sorge una croce metallica.

Percorrendo infine una crestina rocciosa un po' aerea (EE), si perviene alla vicina cima nord (2755) che costituisce anche la massima elevazione.

Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione

COLLE DI TENDA (1871) - ROCCA DELL'ABISSO (2755)
Tempo di salita: ore 3
Tempo totale: ore 5.45
 

Resti di baraccamenti militari poco sotto il Colle di Tenda - 23 giugno 2005
La Rocca dell'Abisso dal Colle di Tenda
Con una serie infinita di tornanti la vecchia rotabile ex-militare del Tenda scende a Vievola in alta Valle Roia
Il Forte Margheria
Macchie di rododendri sul versante settentrionale della Cima di Forte Pernante
Intorno al Forte Pernante
Il Laghetto dell'Abisso
Sulla spianata di fronte al Forte Giaura
Il Forte Giaura e la Rocca dell'Abisso
Le Alpi Marittime dalla Rocca dell'Abisso
La Rocca dell'Abisso dalla mulattiera militare che taglia la scoscesa parete settentrionale di Cima Giaura
Sul vecchio tratturo militare che dal Laghetto dell'Abisso sale al Forte Giaura
Il Laghetto dell'Abisso
La facciata nord del Forte Pernante
In marcia verso il Laghetto dell'Abisso


 
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Escursionismo in Liguria: Punta Marguareis.

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Da Carnino Superiore (1397) si imbocca la comoda mulattiera diretta al Rifugio Don Barbera e la si segue fin poco oltre il Pian Ciucchea (1656). A quota 1724 si stacca sulla destra il sentiero per il Colle del Pas (palina indicatrice).

La traccia sale molto ripidamente e con numerose svolte raggiunge il Passo delle Mastrelle (2023), porta d’accesso alla Conca di Piaggia Bella sotto la quale si sviluppa uno dei sistemi carsici più estesi d’Italia. In vista della Capanna Saracco-Volante si abbandona l’itinerario diretto al Colle del Pas e si imbocca sulla sinistra il sentiero che rimonta, in direzione ovest, la ripida gola fino al valico tra la Cima Palù e la Cima Bozano (Colle Palù o Passo delle Capre, 2520).

Dopo aver superato un breve tratto leggermente esposto (EE), si taglia a mezzacosta il versante meridionale della Cima Bozano pervenendo ad una grande dolina carsica nei pressi dell’ampio Colle dei Torinesi (2450). Dal colle si sale inizialmente verso sinistra, poi si piega a destra e si rimontano le ultime balze che conducono in vetta alla Punta Marguareis (2651).

In discesa si segue l’itinerario che percorre fedelmente la cresta meridionale della montagna (alcuni tratti EE) fino al Passo della Gaina (2357). Da qui scende in breve al nuovo Rifugio Don Barbera (2070) ubicato poco sotto il Colle dei Signori (2112). Infine si imbocca l'ottima mulattiera che, passando per l'alpeggio delle Selle di Carnino e per la Gola della Chiusetta (1815), riconduce a Carnino Superiore.

punta marguareis_carninoIl Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.


La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.

CARNINO SUPERIORE (1397) - PUNTA MARGUAREIS (2651)
Tempo di salita: ore 4
Tempo totale: ore 7.30

Crocevia di itinerari nella Conca di Piaggia Bella

Al Passo delle Mastrelle

Il Marguareis dalla Cima Cars

I prati sopra la Gola della Chiusetta

La grande croce sul Marguareis

La gola che conduce al valico tra Cima Palù e Cima Bozano (Colle Palù o Passo delle Capre)

Il vecchio Rifugio Don Barbera. Il nuovo verrà costruito nel 2005 e aperto nel 2006

Il Lago Biecai dal Colle del Pas

Salendo al Passo delle Mastrelle

Al Passo delle Mastrelle

Il Marguareis fotografato dal Colle Palù (o Passo delle Capre)

Il Colle Palù (o Passo delle Capre) e la Cima Pian Ballaur dalla sommità del Marguareis

Poco sopra la Gola della Chiusetta in località Selle di Carnino

A Carnino Superiore

Il Canalone dei Torinesi



 
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I 10 post più letti nel mese di Aprile 2013.

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1.- Lago di Como, passeggiando o facendo un giro in battello è possibile godere di fantastici scorci e panorami.lago di Como
Il lago di Como ha una superficie di 146 km quadrati e raggiunge 414 metri di profondità. E' il terzo lago italiano per estensione dopo quello di Garda e il Verbano.
E' un lago stretto e lungo, dalla forma di Y rovesciata, con i due rami che vanno a sud verso Lecco e a sud-ovest verso Como.
Nei Promessi Sposi il lago di Como viene decantato dal Manzoni con questi celebri versi: "Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno....".

Il bacino è composto da tre parti differenti: a sud-ovest il ramo di Como, a sud-est il ramo di Lecco e a nord il ramo di Colico (o "alto lago"), il più aperto dei tre.
I fiordi meridionali rinserrano il montagnoso Triangolo Lariano. La divisione dei tre rami è ben visibile dal Sasso di San Martino, sopra Griante. Particolarmente tipica è la costa orientale del ramo comasco, impervia e ricoperta di boschi.

2.- Puglia: antichi trulli e masserie per un nuovo turismo.

Sono tra le strutture tradizionali più belle della regione, Oggi, in molti casi, trasformate in alberghi e residenze raffinate.
Ai contadini di una volta sarebbe sembrato impensabile che le masserie, che per loro significavano sacrifici e fatica, fossero trasformate in alberghi.
La Puglia contadina s'è reinventata nel giro di pochi decenni. E se un tempo lo scenario si presentava come un'immutabile campagna color grano con costruzioni abbandonate, ora è tutto un fiorire di hotel. Una rinascita intelligente.
La regione, in molti casi, è riuscita a frenare la costruzione di nuove e ingombarnti strutture ricettive e ha favorito la rinascita di ciò che già esisteva. Nel caso dei Trulli di Alberobello, come spesso succede, a capirne la bellezza sono stati per primi gli stranieri. A settembre i Trulli, Patrimonio Unesco dal 1996, hanno festeggiato i cento anni come Monumento nazionale.

3.- Il lago d'Orta o Cusio è un lago alpino del Piemonte collocato tra le province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola.


Il Lago d'Orta, che si trova ad ovest del Lago Maggiore, lascia il turista con una sensazione unica ed indimenticabile grazie ai suoi panorami mozzafiato, le sue vie strette e ciotolate e la sua vegetazione.
Ad est il monte Mottarone separa il lago d'Orta dal Lago Maggiore, mentre a ovest monti alti fino a 1300 metri separano lo specchio acqueo dalla Valsesia. È il più occidentale fra i laghi prealpini, originato dal fronte meridionale del ghiacciaio del Sempione.
Contrariamente a quanto accade con molti laghi alpini, che hanno un emissario a sud, le acque del lago d'Orta escono dal lago a nord. Attraversano la città di Omegna dando vita al torrente Nigoglia che confluisce nello Strona che, a sua volta, sfocia nel Toce e quindi nel Lago Maggiore.
Al centro del lago si trova l'isola di San Giulio, di dimensioni assai contenute, che ospita nella Basilica le spoglie del santo omonimo.

4.- Bioparco di Roma, nel cuore di Villa Borghese, la natura vista da vicino.


Situato nel cuore di Villa Borghese, al centro di Roma, il Bioparco nasce nel 1911 ed è uno dei più antichi Giardini Zoologici d'Europa. Oggi ospita oltre 1.000 animali appartenenti a 200 specie tra mammiferi, rettili, uccelli e anfibi ed è inserito in un contesto botanico tra i più interessanti e suggestivi di Roma con più di 1.000 alberi, alcuni dei quali rari e centenari.

Qual è il ruolo di uno zoo? Negli ultimi decenni l'antico concetto di zoo è cambiato radicalmente, passando da un luogo in cui si collezionavano animali rari ad una struttura attiva:

- nella conservazione delle specie minacciate di estinzione attraverso la partecipazione ai programmi internazionali di riproduzione in cattività;
- nell'educazione ambientale attraverso mostre, convegni, attività di sensibilizzazione per il pubblico, eventi mediatici e progetti didattici per le scuole.

5.- Puglia, un piccolo continente che non stanca mai il viaggiatore.

Lo storico dell'arte Cesare Brandi, in uno dei suoi articoli raccolti nel volume Terre d'Italia, scrisse che: «La cosa più straordinaria della Puglia, è il fatto di essere come un piccolo continente, che ha una struttura a sé e una storia propria, pur essendo sempre stata integrata, spinte o sponte, alla storia d'Italia».
Quello proposto da questa guida è appunto un viaggio attraverso le tante realtà del "continente" Puglia, regione che vive, ancora oggi, tra elementi arcaici ricchi di suggestione, tradizioni, creatività e apertura verso l'esterno. Apertura che viene dal passato ed è alla base della cultura popolare pugliese: per secoli, infatti, questa terra fu la porta verso l'Oriente.
Ai tempi dei Romani, a Brundisium, finiva la Via Appia e si partiva per la Grecia; dal porto di Brindisi, nel Medioevo, si salpava per le Crociate. In queste terre sono passati Greci, Longobardi, Bizantini, Normanni, Arabi, Svevi, Francesi e Spagnoli. Ognuno ha imposto il proprio potere. Ma ha anche lasciato operte d'arte, riti, stili architettonici e di vita, abitudini gastronomiche. Gli itinerari che proponiamo toccano il Romanico e il Barocco, l'enigmatica geometria di Castel del Monte e i misteriosi menhir del Salente.

6.- I parchi divertimenti in provincia di Milano.

Play Planet
a Milano
Spazio di gioco al chiuso per i bambini: scivoli, ponti, piscine di pallini. In tutta sicurezza, quindi occasione di relax anche per l'adulto accompagnatore.
Cowboyland a Voghera (PV)
L'unico parco western dove Indiani e Cowboys, in un'atmosfera da vecchio West, saranno i vostri compagni per una giornata all'insegna della natura e dell'aria aperta.
Avrete la possibilità di conoscere e vedere gli animali dei ranch e delle praterie nord americane! Un luogo ideale per la famiglia dove trascorrere un intero giorno tra le divertenti attività dedicate soprattutto ai più piccoli.
7.- Un viaggio alla scoperta dei sapori, dei profumi e delle dolcezze della cucina marchigiana.

marche Preparati con grande sapienza e maestria, i dolci marchigiani sono un’autentica gioia per il palato, come le castagnole, palline di pasta dolce fritte in olio e strutto e spolverizzate di zucchero a velo, le beccute, pagnottine di pane dolce a base di farina e decorate con pinoli ed uva sultanina, i caciuni, ravioloni di pasta di pane riempiti con pecorino, uova, zucchero, e scorze di limone,le ciambelle al mosto, fatte con farina, semi d’anice, olio, zucchero e mosto d’uva appena spremuto, e la cicerchiata, dolce tipico del carnevale, pressoché simile ai più celebri struffoli napoletani. 
Le Marche sono il punto d’incontro tra le gastronomie del nord e del sud Italia. Il territorio piceno attinge a piene mani dalle materie prime di terra e di mare, aromatizzate dalle erbe odorose delle colline, dando vita così a piatti gustosi che fanno uso dei prodotti agricoli, del pesce, degli animali da cortile.
La cucina marchigiana tradizionale racchiude in sé una forte tradizione dolciaria. Gli scrocca fusi ne sono un esempio.

8.- Un viaggio alla scoperta dei sapori, dei profumi e delle dolcezze tipicamente umbre.


La tradizione è alla base della Cucina umbra, con piatti non sempre poveri o popolari. Poco influenzata dalle regioni vicine, si basa essenzialmente sulla carne e sui prodotti della terra, che vengono usati sia nelle grandi occasioni sia nel pasto quotidiano. 
È una cucina semplice, con lavorazioni in genere non troppo elaborate, che esaltano i sapori delle materie prime. Le radici della cucina umbra affondano nella civiltà degli Umbri prima (Etruschi per la zona tra Perugia e Orvieto) e dei Romani poi, con frequente uso di legumi e cereali.
La tipologia può essere divisa in tre grandi aree che, grossomodo, corrispondono a quelle culturali e dialettali in cui si divide la regione. 
Nel Medioevo, viene recuperato l’esempio fornito dai monasteri, capaci di preparare piatti sostanziosi e saporiti, sfruttando i prodotti locali, senza sprechi e senza abbondare. Il rispetto dei periodi di vigilia, i pasti privi di carne imposti dalla Chiesa, ha sicuramente tramandato il largo uso di verdure, erbe aromatiche e piatti a base di pesce, pur essendo l’Umbria priva di diretto sbocco sul mare, ma ricca di generosi torrenti.
9.- Parco degli aironi cinerini, il coraggioso recupero ambientale di una vasta area precedentemente adibita a discarica.


Parlare di ecologia e di recupero ambientale è diventato un po' lo sport nazionale ma passare dalle idee ai fatti è cosa più difficile: eppure, per quanto è dato da vedere, realizzabile. Lo ha dimostrato il Comune di Gerenzano che, dopo anni di impegno, ha raggiunto un ambizioso obiettivo e, infatti, adesso questo piccolo comune della Lombardia ha un parco invidiabile.
La storia del Parco degli Aironi cinerini ha una precisa data di inizio: 1994. In quell'anno, cambiata l'amministrazione, la nuova Giunta decise di interrompere l'utilizzo, da parte dell'Azienda Municipalizzata di Milano (Amsa), dell'area del proprio comune adibita a discarica a partire dal 1963. Si aprì un contenzioso giudiziario che, dopo molti anni, si concluse con la vittoria del Comune proprietario del suolo.
Il progetto si articolava su un'area di 45 ettari di superficie che configurano l'attuale parco piantumato, mentre altri 45 ettari sono quelli che, in futuro, si aggiungeranno per crearne uno ancora più grande che sarà, per tutti, un esempio tangibile di recupero ambientale. La discarica, dopo aspre e continue sollecitazioni e dimostrazioni pubbliche da parte dei cittadini gerenzanesi, fu chiusa con provvedimento del tribunale e l'area venne messa in sicurezza.

10.- Itinerario veneto, l'arte del saper vivere, prima parte.

Città-monumento, ricca e vivace, dove la gente sa prendere il meglio della vita. Questa è Vicenza, punto di partenza dell'itinerario.
Il piccolo capoluogo di provincia, infatti, racchiude nei suoi monumenti, per le sue strade, nella fiorente industria e nella ricca tradizione culinaria una storia e una cultura vecchie di secoli. Non è un caso che proprio qui, l'architetto Andrea di Pietro dalla Gondola, il Palladio (Padova 1508; Vicenza 1580), abbia lasciato la maggior parte dei suoi lavori.
Visitare Vicenza significa entrare continuamente in contatto con questo grande artista che iniziò come scalpellino proprio qui, iscritto nella "fraglia dei muratori, tagliapietre e scalpellini".
Dalla piazza dei Signori, dove l'artista progettò il restauro del Palazzo della Ragione, conosciuto anche come Basilica Palladiana, i porticati e la Loggia del Capitaniate, fino al museo civico e al Teatro Olimpico, tutto ricorda, nelle linee e nel geniale uso degli spazi, il grande architetto.
La Basilica, dal nome latino che significa tribunale, è stata pensata dal Palladio con un rivestimento esterno costituito da logge. Al suo interno si organizzano mostre ed esposizioni (telefono 0444 / 323681). Bella, negli ornamenti in stile gotico manuelino, la casa di Antonio Pigafetta (alle spalle della Basilica Palladiana), il navigatore che accompagnò Magellano nella circumnavigazione del globo.


 
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Escursionismo in Liguria: Cima Bertrand e Cima Missun.

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La partenza è dall’area picnic presso il ponte della provinciale sul Rio Giairetto (1585), al confine tra le province di Cuneo e di Imperia. E’ raggiungibile in auto sia da Upega (3,5 km) sia da Monesi attraverso la Colletta delle Salse (1623).

Qui inizia una pista forestale che risale lo splendido bosco di larici delle Navette (un buon sentiero permette di tagliare alcuni tornanti). A quota 1900 mt circa si incontra la rotabile sterrata ex-militare di mezzacosta Monesi–Colle di Tenda.

La si percorre in direzione nord (destra) per poche centinaia di metri fino al punto in cui interseca un evidente costone. Si abbandona la strada e si sale a sinistra lungo una traccia (non segnata) che segue il filo di questa dorsale a cavallo tra i valloni del Rio Giairetto (a sud) e del Rio Corvo (a nord).

Con percorso agevole si guadagna il crinale di spartiacque Roia-Tanaro (linea di confine con la Francia) poco a sud della Colla Rossa. Qui si inconta una buona mulattiera e la si percorre in direzione sud (tacche gialle) fin sotto la Cima Missun dove si stacca un sentierino che conduce in breve alla croce di vetta (2356).

Dalla Missun si segue a ritroso la mulattiera proseguendo poi su quest’ultima fino alla Colla Rossa (2179) ai piedi della Bertrand. Da qui parte un’esile traccia (non segnata) che risale inizialmente il filo del crinale per spostarsi successivamente sull’erto versante prativo che precipita in Valle Roia. Per ripide chine erbose e roccette si raggiunge infine la vetta della Cima Bertrand (2481).

Al ritorno si prosegue in direzione nord lungo il crinale fino a raggiungere in pochi minuti la comoda mulattiera che scende sulla destra tagliando a mezzacosta tutto il versante orientale della montagna (tacche gialle) fino alla Colla Rossa. Alla Colla si imbocca sulla sinistra un sentiero (non segnato) che scende verso est. Il sentiero passa accanto ad una malga diroccata, entra nel lariceto e sbuca sulla rotabile Monesi-Colle di Tenda al Poggio del Lagone (1897). Si svolta a destra e si segue la sterrata per 1,5 km fino all’imbocco della pista forestale che riporta all’area picnic del Giairetto.

Tempo di salita: ore 2.15 alla Cima Missun + ore 1.30 alla Cima Bertrand
Tempo totale: ore 5.45

cima bertrand_missun_giairetto

La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

L'itinerario proposto si presta moltissimo in inverno per un'escursione con le ciaspole.

Da Upega (1261) si percorre la strada innevata per la Colletta delle Salse fino al ponte sul Rio Giairetto (3,5 km): in inverno infatti la provinciale 154 non viene sgomberata dalla neve nel tratto Upega-Colletta delle Salse–Le Salse. Dal ponte sul Giairetto inizia una pista forestale che risale lo splendido bosco di larici delle Navette. A quota 1900 mt circa si incontra la rotabile ex-militare di mezzacosta Monesi–Colle di Tenda.

La si percorre in direzione nord (destra) per poche centinaia di metri fino al punto in cui interseca un evidente costone. Si abbandona la strada e si sale a sinistra seguendo fedelmente il filo di questa dorsale a cavallo tra i valloni del Rio Giairetto (a sud) e del Rio Corvo (a nord). Con percorso agevole si guadagna il crinale di spartiacque Roia-Tanaro (linea di confine con la Francia) poco a sud della Colla Rossa. Una volta giunti sul crinale, lo si percorre in direzione sud tenendosi appena sotto il filo di cresta (sul versante italiano) ed in breve si perviene in vetta alla Cima Missun (2356).

Attenzione: con particolari condizioni di neve dura, negli ultimi metri di salita potrebbero rendersi necessari i ramponi.

Al ritorno, in presenza di un buono e consolidato manto nevoso, si può anche scendere direttamente verso est nel Vallone del Giairetto. Occorre in tal caso inventarsi la traccia, prima sugli aperti campi innevati sotto la cima e poi tra gli splendidi larici del vallone (qui si possono incontrare tratti di discreta pendenza anche se mai eccessiva). Al termine di questa discesa si perviene ad un bel ripiano ed in breve si sbuca sulla rotabile Monesi–Colle di Tenda proprio nel punto in cui si stacca la pista forestale che riporta al ponte sul Giairetto.

UPEGA (1291) – CIMA MISSUN (2356) – Invernale con le ciaspole
Tempo di salita: ore 3.30
Tempo totale: ore 6

cima missun_upega

Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega.

A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.


I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.



 
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Escursionismo in Liguria: Monesi, Monte Saccarello e Monte Frontè.

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La statua della Madonna sul Frontè - 17 giugno 2004

L'itinerario proposto si presta moltissimo in inverno per un'escursione con le ciaspole.

Attenzione: con particolari condizioni di neve dura potrebbero rendersi necessari i ramponi.

Si parte dal piazzale sotto la stazione della seggiovia (1376) e si segue fedelmente la rotabile ex-militare Monesi–Colle di Tenda che sale dapprima a tornanti sotto la seggiovia e poi piega decisamente ad occidente verso il vallone del Rio Bavera. Dopo aver passato il confine tra le province di Imperia e di Cuneo (1650, cartello stradale), si incrocia lo skilift Plateau poco sopra la sua partenza e si attraversa il muro terminale della pista da sci. Poco dopo ci si immette su una seconda pista, meno ripida della precedente, e la si segue lasciando a destra la strada che sale al Passo Tanarello. Questa pista si ricongiunge con la precedente all’uscita dai larici, con la grande statua del Redentore ormai in bella vista. Con faticosa salita si raggiunge il Redentore (2164) ed in breve, per cresta, la vetta del Saccarello (2200).

Al ritorno si consiglia di fare un anello passando per il bel Rifugio Sanremo (2078). Per raggiungerlo si cammina sempre sul fianco nord del crinale appena sotto il filo di cresta, facendo ben attenzione alle cornici e soprattutto ai buchi nella neve che talvolta si vengono a creare in corrispondenza di rocce o di arbusti sepolti.

Dal rifugio si scende verso est lungo un evidente canalone (molto frequentato anche dagli sciatori fuoripista) che sbocca nel grande vallone dominato dal Frontè. Prima di raggiungere il fondo del vallone si piega a sinistra ed in breve si raggiunge a mezzacosta la Margheria Panizzi. Da qui, lungo le piste da sci, si torna infine al parcheggio della seggiovia.

MONESI (1376) - MONTE SACCARELLO (2200) – Invernale con le ciaspole
Tempo di salita: ore 3.15
Tempo totale: ore 6

 

saccarello_sanremo_monesi_map

 

Si parte dal piazzale sotto la stazione della seggiovia (1376) e si sale tagliando i tornanti della rotabile ex-militare Monesi–Colle di Tenda. A quota 1550 mt circa, nel punto in cui la strada piega decisamente verso occidente, la si abbandona (fino a qui si può salire anche in auto) per imboccare sulla sinistra una mulattiera sterrata che sale al ripiano pascolivo della Margheria Panizzi (1656). Da qui una traccia prosegue a mezzacosta passando per la Margheria di Tanarello Sottana (1736) e per quella Soprana (1816). Infine rimonta la testata del vallone sbucando sul crinale di spartiacque al Passo di Garlenda (2021). Qui si incontra il tracciato dell'Alta Via dei Monti Liguri (segnavia ) e lo si percorre in direzione ovest. Dopo essere transitati per il Rifugio Sanremo (2078) e sotto la grande statua del Redentore (2164), si sale in vetta al Monte Saccarello (2200).
Al ritorno, dopo essere tornati al Passo di Garlenda, si prosegue fino al Monte Frontè (2153). La cima puo' essere raggiunta direttamente per cresta, oppure aggirandola per il Passo Frontè (2090): in questo caso occorre seguire la mulattiera di mezzacosta fino al passo (Alta Via) e da qui in breve si sale in vetta.
Dal Passo di Garlenda la discesa su Monesi avviene lungo lo stesso sentiero percorso all'andata.

MONESI (1310) - MONTE SACCARELLO (2200) - MONTE FRONTE' (2153)
Tempo di salita: ore 3 al Monte Saccarello + ore 1.15 al Monte Fronte'
Tempo totale: ore 6

saccarello_fronte_monesi map

 

Dal Colle San Bernardo di Mendatica si imbocca il sentiero dell'Alta Via dei Monti Liguri (segnavia ) che si innalza a tornanti lungo la dorsale in direzione sud-ovest. Il tracciato si sposta successivamente nel versante settentrionale raggiungendo la Margheria Garlenda. Prima per prati e poi attraverso un fitto bosco, il sentiero riguadagna il crinale di spartiacque poco sotto la Cima Omo dell'Alpetta. Seguendo fedelmente la cresta si toccano in successione l'Omo dell'Alpetta (2034), la Cima Garlenda (2131) ed il Passo Frontè (2090). Dal passo si raggiunge in breve la Madonna in vetta al Monte

COLLE SAN BERNARDO DI MENDATICA (1262) - MONTE FRONTE' (2153)
Tempo di salita: ore 2.45
Tempo totale: ore 5

colla_s_bernardo map

Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.


La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione



 
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Escursionismo in Liguria: Passo del Cerretto – Monte La Nuda.

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la nudaDal Passo del Cerreto (1261) si segue la strada asfaltata in direzione di Cerreto Laghi per circa 1 km.

In prossimità di una curva a sinistra (1269) la si abbandona e si imbocca sulla destra uno stradina sterrata che termina presso alcune casette.

Dopodichè si prosegue sul sentiero che prende quota nella faggeta fino a sbucare, su terreno scoperto, nel selvaggio anfiteatro del Vallone dell'Inferno. Si supera il Bivacco Rosario (1700) e si rimonta assai ripidamente la testata del vallone fino alla Sella della Nuda (1818).

Infine, proseguendo lungo il crinale, si raggiunge in breve la vetta del Monte La Nuda (1895).

PASSO DEL CERRETO (1261) - MONTE LA NUDA (1895)
Tempo di salita: ore 2.15
Tempo totale: ore 4
Segnavia: 00-G.E.A.

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Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.

La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.

 



 
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Escursionismo in Liguria: l’Alpe di Succiso e il Monte Casarola.

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alpe_succisoDal Passo del Cerreto (1261) si può già osservare l'imponente sistema montuoso Alpe di Succiso-Casarola dalle cui pendici meridionali nasce il fiume Secchia.
Dietro al bar-ristorante del valico si segue il sentiero 00-G.E.A. che conduce pianeggiante al Passo dell'Ospedalaccio (1271) dove è presente un cippo di confine dell'epoca napoleonica. In corrispondenza del cippo si imbocca a sinistra il sentiero che esce allo scoperto sulle praterie alle pendici del Monte Alto.
Dopo pochi minuti di salita il sentiero (segnavia 671-G.E.A.) abbandona il ripido crinale di spartiacque e svolta deciso a destra: con un percorso a mezzacosta rientra nel bosco e raggiunge lo splendido anfiteatro glaciale alle sorgenti del fiume Secchia (1536).
Da qui il sentiero sale a tornanti fino al Passo di Pietratagliata (1750), angusto intaglio sulla cresta tra il Monte Alto e l'Alpe di Succiso. Al passo si svolta a destra (segnavia 671) e, dopo aver superato un breve tratto un po' esposto (in alternativa si può percorrere la cresta rocciosa attrezzata con un cavo metallico ed una staffa - difficoltà EE), si sale lungo il crinale fino in vetta all'Alpe di Succiso (2017).
Al ritorno si prosegue sul crinale in direzione est (segnavia 667) fino alla Sella del Casarola (1945), crocevia di itinerari. Da qui si sale in breve al vicino Monte Casarola (1979).
Dopo essere ritornati alla sella si imbocca il sentiero 675 che scende lungo i ripidi pendii prativi fino ad arrivare alle sorgenti del Secchia dove ci si ricongiunge con il sentiero 671-G.E.A. percorso all'andata.
PASSO DEL CERRETO (1261) - ALPE DI SUCCISO (2017) - M. CASAROLA (1979)
Tempo di salita: ore 3 all'Alpe di Succiso + ore 0.30 al Monte Casarola
Tempo totale: ore 5.45
Segnavia: G.E.A dal Passo del Cerreto al Passo di Pietratagliata; 671 dal Passo di Pietratagliata all'Alpe di Succiso; 667 dall'Alpe di Succiso al Monte Casarola; 675 dalla Sella del Casarola alle Sorgenti del Secchia; G.E.A. dalle Sorgenti del Secchia al Passo del Cerreto
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Il Bric Mindino, l’Antoroto, il Pizzo d'Ormea, il Mongioie e il Bric di Conoia, la Cima delle Saline e la Cima Pian Ballaur si trovano su una catena delle Alpi Liguri che si innalza improvvisa dalla conca di Garessio per saldarsi a Punta Marguareis con la dorsale alpina proveniente da Ventimiglia. Questa catena è ben delimitata a sud dal profondo solco della Valle Tanaro che a Garessio piega verso ovest fino alle frazioni brigasche di Carnino e di Upega. A nord, invece, cinque dorsali parallele e perpendicolari ad essa digradano verso la pianura biforcandosi poi in altrettante dorsali separate tra loro dalle valli del Monregalese: Valle Mongia, Val Casotto, Valle Roburentello, Val Corsaglia, Val Maudagna, Valle Ellero, Valle del Lurisia e Valle Pesio. I versanti meridionali di questa catena delle Alpi sono rivolti alla Liguria e la Val Tanaro è vicina alla nostra regione per cultura e per storia tanto che liguri sono i dialetti che ancora vi si parlano. La Cima Bertrand e la Cima Missun si trovano a sud del Marguareis sul ramo della catena alpina che corre verso Ventimiglia e che entra in territorio ligure sulla vetta del Saccarello.
La Rocca dell'Abisso, prima cima delle Alpi Marittime, monta la guardia alla Valle Roia. Questa bellissima valle, lungamente contesa dai Savoia e dalla Repubblica di Genova, venne assegnata al Regno di Sardegna nel 1815 ed inglobata nella Contea di Nizza. Tipicamente liguri sono i paesi di Briga e di Tenda ed italiani i cognomi delle persone che ci vivono. Il percorso in cresta dal Colle di Tenda alla Rocca dell'Abisso ricalca il vero confine etnico e geografico della nostra regione.
I monti dell'Appennino Tosco-Emiliano tra il Passo del Cirone e il nodo orografico di Cima Belfiore (sul quale convergono i bacini della Magra, del Secchia e del Serchio) sono facilmente accessibili dallo spezzino e per storia e cultura sono anch'essi vicini alla nostra regione. La Nuda, l’Alpe di Succiso e il Casarola, il Sillara, il Losanna e il Bragalata, l'Orsaro e il Marmagna sono montagne appenniniche particolarmente elevate ed arcigne, sulle quali in inverno occorre prestare la massima attenzione.
















 
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Gli Itinerari nel Parco della Lessinia: percorsi di tipo naturalistico - ambientale, strutture museali e importanti siti archeologici.

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lessinia parco fioreIl Parco Naturale della Lessinia occupa la parte sommitale dei Monti Lessini.

Ha nelle particolarità geologiche e nei paesaggi che da esse conseguono la sua più forte connotazione: doline, grotte, ponti naturali, sono fenomeni di grande interesse scientifico che offrono al visitatore incantevoli visioni.

Famosi sono i giacimenti fossiliferi di Bolca - Pesciara e Monte Postale, che hanno fornito reperti di specie vegetali ed animali degli ambienti lagunari e oceanici, oggi apprezzabili nel locale Museo dei Fossili. Di notevole interesse sono anche gli aspetti vegetazionali e faunistici visitabili nei Musei della Lessinia e nel Centro di educazione Ambientale di Malga Derocon.

lessinia parco mapGli elementi che rendono questa zona particolarmente interessante sono molti e vanno dalla posizione geografica, che copre un territorio vasto e di facile accessibilità grazie alle diverse direttrici che si diramano da Verona, alla diversificazione dell'offerta: percorsi di tipo naturalistico - ambientale, strutture museali e importanti siti archeologici, località attrezzate per gli sport estivi ed invernali, centri famosi e peculiari per la tipicità dei prodotti enogastronomici, fra cui i vini delle D.o.c. Valpolicella, Soave, Lessini Durello e Valdadige-Terra dei Forti.

Altre informazioni

Sentieri e Escursioni

Anselmi - Corno Barilla - Malga Lobbia
Percorso n. 7
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Anselmi - S. Andrea
Percorso n. 8
A piedi
A piedi
40 m

Badia Calavena - Bolca
Percorso n. 19
A piedi
A piedi
2 h

Bivio Vasca Castelberto - Castelberto
Percorso n. 14/A
A piedi
A piedi
30 m

Bivio Vasca Castelbnerto - P.sso Fittanze - Cornetta
Percorso n. 15
A piedi
A piedi
1 h 45 m

Bolca - Purga - Pesciaja
Percorso n. 20
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Boscangrobe - Selva di Progno
Percorso n. 9
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Campofontana - Le Giare
Percorso n. 6
A piedi
A piedi
5 h

Cornetta - Fanta - Fosse
Percorso n. 16
A piedi
A piedi
2 h 30 m

Covolo di Camposilvano - Croce di Parparo
Percorso n. 12
A piedi
A piedi
1 h 20 m

Croce del Gallo - Parlatoni
Percorso n. 10
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Croce del Parparo - Covolo di Camposilvano
Percorso n. 12/A
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Croce di Parparo - Podestaria
Percorso n. 13
A piedi
A piedi
3 h

Erbezzo - Ponte di Veja
Percorso n. 13/E
A piedi
A piedi
2 h

Fosse - Peri - Spiazzi
Percorso n. 17
A piedi
A piedi
4 h

Frighi - S.Bartolomeo delle Montagne
Percorso n. 4
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Malga Malera di Sotto - S.Giorgio
Percorso n. 13/A
A piedi
A piedi
1 h

Parparo - Giazza
Percorso n. 2
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Podestaria - Bivio per Erbezzo o Boscochiesanuova
Percorso n. 13/D
A piedi
A piedi

Podestaria - Bivio Vasca Castelberto (Via Cordoni)
Percorso n. 14
A piedi
A piedi
1 h 30 m

Podestaria e Vaji
Percorso n. 13/C
A piedi
A piedi
5 h

Ponte di Veja - Fosse di S.Anna d'Alfaedo
Percorso n. 13/F
A piedi
A piedi
2 h 30 m

Pozza Morta - Monte Sparvieri
Percorso n. 13/B
A piedi
A piedi
30 m

S.Bartolomeo delle Montagne - Bolca
Percorso n. 5
A piedi
A piedi
2 h

Selva di Progno - Campofontana
Percorso n. 3
A piedi
A piedi
2 h

Selva di Progno - Covolo di Camposilvano
Percorso n. 11
A piedi
A piedi
2 h

Val Fraselle
Percorso n. 18
A piedi
A piedi
2 h

Valle di Revolto
Percorso n. 1
A piedi
A piedi
3 h

Velo Ver.se - M.te Purga e ritorno
Percorso n. 11/A
A piedi
A piedi
1 h

Panorami liguri, dall'Appennino al mare (parte prima).

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Tra Levanto e Manarola con il mare sotto di noi

Fioritura di narcisi a Casa del Romano

Il panorama delle Alpi Liguri dal Saccarello

Incredibile spettacolo della galaverna sull'Alta Via presso Cima Pian di Lerca

L'antico borgo di Manarola visto dall'alto

Il mare e la piana di Loano scendendo dal Monte Carmo

Il golfo di Sestri Levante e Punta Manara dalle pendici del Treggin

Il golfo di Sestri Levante e Punta Manara dalle pendici del Treggin

Il golfo di Sestri Levante e Punta Manara dalle pendici del Treggin

Fioriture nella Conca Tribolata

Tappeti di rododendri sul versante occidentale del Pietravecchia

La cappelletta del Monte Penna completamente ricoperta di galaverna

Il Monte Penna fotografato dalla Caserma Forestale

La rosa dei venti sul Pizzo d'Ormea

fonte: Immagini d’Italia

Panorami liguri, dall'Appennino al mare (seconda parte).

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Terrazzamenti per la coltivazione dei vigneti tra Case Pianca e Volastra (Cinque Terre)

I colori infuocati dell'alba dal Monte Antola (foto di Marco Varesi)

La bianca distesa di Prato della Cipolla. Sullo sfondo il Monte Bue e il Maggiorasca

Il Monte Nero in un paesaggio davvero incredibile

Splendido scorcio panoramico dalla sella tra il Bue e il Maggiorasca

Il suggestivo presepe luminoso sulla collina che domina il borgo di Manarola

Il Rifugio Argentea reso candido dalla neve e, alle sue spalle, il mare

Ambiente incantato sul Monte Beigua: il sole trafigge le nuvole e si riflette sul mare

Il Penna visto dalla sella tra i monti Nero e Cantomoro

Panorama dal Redentore (Monte Saccarello) verso le Liguri superbamente innevate

Il crinale e il Redentore dalla casermetta che si trova poco sotto la vetta del Saccarello

Panorama dalla cima del Saccarello verso le Marittime

Panorama dal Saccarello verso il Redentore e il Monte Frontè

Il Lago Nero parzialmente ghiacciato e, sulla destra, i fianchi nord-occidentali del Monte Nero (foto di Marco Varesi)

Il Lago Nero parzialmente ghiacciato e, sulla destra, i fianchi nord-occidentali del Monte Nero (foto di Marco Varesi)

fonte: Immagini d’Italia

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