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Channel: Una Gita Fuori Porta
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A piedi per la Valsugana un'oasi verde fatta di boschi e ruscelli.

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La vista incantata di questi luoghi, un'oasi verde fatta di boschi e ruscelli. E il profumo dei sostanziosi piatti della cucina di montagna.

Una passeggiata nei boschi della Valsugana é un'esperienza incomparabile come il panorama circostante: i ruscelli, i prati in fiore e le cime delle montagne. La tavola accompagna con i sapori e le ricchezze della tradizione. 

A Borgo Valsugana si gustano i marroni, le fresche verdure dell'orto, i frutti di bosco, lo yogurt. In zona é rinomata la produzione di pancetta affumicata aromatizzata con il ginepro.





Gli avi tedeschi.

Per salire fino a Pergine Valsugana la strada si arrampica tra i laghi di Levico e [Caldonazzo|caldonazzo_tn]. Non molto lontano dalle case del borgo si allarga la Valle dei Mocheni, i cui abitanti discendono dai minatori tedeschi che si stabilirono tra questi monti fin dal Medioevo.

Escursioni e merende.

Lavarone, sulla cima di un altopiano, è proprio il posto giusto per riscoprire il piacere di lunghe camminate nella pace dei boschi. La merenda, dopo un bella escursione, è a base di salsicciotti ai ferri, speck e formaggi delle malghe.

Asini, cavalli e maiali.

A Pergine Valsugana la gastronomia locale ha conservato le ricette tipiche della tradizione. Nei negozi si compra la carne affumicata d'asino, il salame di cavallo con pancetta suina e la lucanica mochena di cavallo (un insaccato fatto con carne equina e suina aromatizzata con pepe e aglio). Tra le portate simbolo che imbandiscono la tavola, i gustosi stinchi di maiale al forno.

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All'ombra dell'Ortles una delle valli più frequentate dagli alpinisti.

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Sia da Solda sia dalla valle dello Stelvio partono spettacolari sentieri da percorrere a piedi verso la zona dei ghiacciai.

Un piccolo museo sull'avventuroso mondo degli scalatori di montagna é stato attrezzato da Reinhold Messner nel vecchio rifugio degli scalatori di Solda (tel. 0473 613015) presso l'hotel della Posta.

Siamo nel Parco Nazionale dello Stelvio (97 km da Bolzano, SS. 38 e 622), in cima a una delle valli più frequentate dagli alpinisti che esplorano i ghiacciai dell'Ortles e del Cevedale. Qui giungono arrampicatori da tutt'Europa per godere di una delle stazione turistiche più alte dell'arco alpino: 1907 metri di quota.

Panoramici sentieri raggiungono l'imponente massiccio dell'Ortles dalle case di Solda, ma anche dalla vicina valle di Trafoi e dal Passo dello Stelvio (2757 m).

Uno dei più spettacolari é certamente quello che in 4 ore di marcia a piedi consente di percorrere la base dell'Ortles e del Gran Zebrù toccando i rifugi Alto del Coston, K2 e Tabaretta: si cammina a quota 2500-2600 m, con possibilità di sfruttare comodi impianti di risalita da Solda fino a quota 2300.
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All'ombra delle Alpi a un passo dal confine austiaco.

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A un passo dal confine austiaco si distende la Val Pusteria con il suo magico silenzio, i prelibati formaggi e i piatti tradizionali.

All'ombra delle Alpi. 
 Le Alpi Orientali sono lo sfondo scenografico dei paesi della Val Pusteria. La zona é una delle più belle e suggestive dell'Alto Adige, anche d'inverno quando punti di eccellenza sono la neve, il silenzio delle piste di fondo e gli impianti di risalita.

Formaggi come gemme preziose.

 Rio di Pusteria è un piccolo borgo all'inizio della Val di Valles. L'allevamento degli animali e la lavorazione del legno sono, da sempre, le principali attività che impegnano la popolazione del luogo. In tavola, per i buongustai, c'è una selezione di formaggi di alta qualità.

Tra questi, due gioielli d'arte casearia: il Pustertaler Bergkäse, dalla tipica crosta rossa e dal gusto aromatico, e il Sextner Almkäse, dal sapore deciso.


Carni tenere e pane di mele. 
 Nel Duecento fu il vescovo Bruno a fondare la città di Brunico. Il castello, la chiesa barocca del Santo Spirito e le tipiche case coronate da timpani merlati accolgono il turista.

Nelle botteghe si acquistano speck e stinco di maiale salmistrato insieme al pane di segale. Nei ristoranti si resta conquistati dai profumi della Gulaschsuppe (una zuppa con carne e paprica), del petto di piccione con salsa di mirtilli rossi, dell'orzo mantecato con sugo di capretto e gallinacci.

Prima di giungere a Brunico, una breve deviazione ad Issengo dove nei negozi è possibile acquistare il pane fatto con le mele e lo strudel.

Mahler in vacanza.

A Dobbiaco l'attrattiva turistica è la casa di Gustav Mahler: il grande compositore trascorreva le sue vacanze in questa graziosa località. Il confine con l'Austria non dista molto e i piatti locali rispettano le ricette della tradizione. A tavola si mangia la carne di maiale con contorno di crauti.
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A spasso fra le botteghe artigiane in Val Pusteria: da Brunico a Dobbiaco e San Candido.

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A spasso fra le botteghe artigiane in Val Pusteria: da Brunico a Dobbiaco e San Candido.

Fra antiche vetrine. 
 Fra i protagonisti dell'artigianato in Val Pusteria, come in gran parte dell'Alto Adige, figura il legno intagliato dalle abilissime mani degli artigiani.

Si ispirano forse ai folletti o agli gnomi delle foreste? Il dubbio é lecito osservando certe figure che sembrano vive. è certamente consigliabile qualche acquisto, per non aver rimorsi rientrando a casa, nelle grandi città dove i prodotti altoatesini sono esportati a prezzi ben superiori!

Giocattoli in legno, presepi e scacchiere decorate: fanno sognare genitori e bambini ed é quasi impossibile visitare i centri della valle (San Candido, Brunico, Dobbiaco) senza lasciarsi calamitare dalle botteghe artigiane, oppure dai negozi di articoli sportivi forniti di tutto: abbigliamento tradizionale e attrezzature ipertecnologiche.

Uno dei prodotti tipici dell'abbigliamento locale é la "lana cotta", lavorata a una temperatura di 70 gradi: si usa per la produzione di guanti, giacche, ma anche borse e cappelli.

Per la polenta. 
Paioli per la polenta, caraffe, boccali decorati a sbalzo o a cesello: sono alcune tipiche produzioni ricavate dalla lavorazione del peltro, del ferro battuto o del rame.

Lavorazioni che si perdono nella notte dei tempi e che occupano un posto di primo piano nella vetrina dell'artigianato della Val Pusteria, insieme ai celebri pantaloni di cuoio "Lederhosen" (molto robusti, decorati con il disegno di fiori alpini), alle cinture e alle tipiche bretelle dei costumi tirolesi.

A tutto sport. 
 I negozi di articoli sportivi invitano a misurarsi con un esteso ventaglio di opportunità: dall'alpinismo al semplice escursionismo, dai ponti tibetani al nordic walking. Senza dimenticare gli itinerari percorribili in mountain bike, o i percorsi effettuabili a cavallo rivolgendosi presso uno dei tanti maneggi specializzati.

 Idroterapia. 
Cure di idroterapia di Kneipp, bagni sulfurei e massaggi sott'acqua: sono possibili in Val Pusteria grazie all'acqua di Sesto, sorgenti di acqua solfato-calcica ai piedi della Croda Rossa. Tutti gli Itinerari Cerca gli hotels nelle seguenti località dell´itinerario Brunico Dobbiaco San candido Sesto
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Percorsi ciclabili in Piemonte: la Via dei Saraceni.

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Lunghezza: 32,47 Km
Tempo percorrenza: 6 ore
Località di partenza: Sauze d’Oulx
Dislivello: 1310 metri effettivi
Tipo: asfalto 3,87 Km (12%), sterrato 28,60 Km (88%)
Periodo consigliato: luglio – agosto

Percorrere da Torino l’autostrada per Bardonecchia- Frejus. Subito dopo l’uscita Oulx Ovest, prendere la circonvallazione di Oulx seguendo le indicazioni per Sauze.

Superata una prima galleria si lascia la deviazione per Claviere- Francia, attraversando S. Marco e Jouvenceaux. Segue un bivio, tenere la sinistra (tangenziale est) e, poco dopo, tenere ancora la sinistra sulla strada per Monfol.

Dopo 300 metri si lascia l’auto su uno slargo vicino un impianto di risalita.
La Via dei Saraceni è anche una famosa gara che si svolge ogni anno, a metà luglio con partenza da Sauze d’Oulx.

La parte iniziale presenta una salita lunga e faticosa di quasi 13 Km, che attraversa il Parco Naturale Gran Bosco, fino a raggiungere i 2536 del Monte Genevris.

Proseguire poi in direzione della borgata Monfol, dove termina la strada asfaltata. Superata una fontana realizzata con un tronco scavato di larice, si oltrepassa l’area attrezzata di Serre Blanche e si lascia alle spalle la strada che scende a Salbertrand.

Una volta usciti dal bosco si arriva al colle Blegier, posto sulla strada militare che mette in comunicazione il Colle dell’Assietta con Sestriere. Si risale il Monte Genevris (punto più alto del giro) per poi scendere 4 tornanti fino al colle di Costa Piana ( m 2313). Prima di arrivare al cartello in cemento del colle Bourget (m 2299) prendere la pista sulla destra. Si precisa che la pendenza è molto pronunciata ed il fondo molto sassoso.

Si raggiunge la stazione di arrivo di un impianto di risalita e si procede a sinistra fino a giungere nei pressi del Pian della Rocca. Si continua verso Sportinia, per poi prendere la seconda salita che porta al monte Triplex. Arrivati ad un bivio tenere la destra, lasciando alle spalle il lago Nero. Si incontra la cappella Notre Dame des Broussailles (m 2327) in posizione panoramica. 

Poi si supera una pista che scende verso un tunnel d’acciaio e si svolta a quella seguente, fino al bivio per il bar/ristorante La Marmotta ed il colle Basset. Percorrere 500 metri e poi mantenersi a destra.

Dopo un zigzagare si giunge ad un tunnel d’acciaio che si lascia a sinistra per superare una ripida rampa che termina vicino il gabbiotto della sciovia Chamonier. Da qui parte un largo sentiero che conduce a Malafosse Alta. A destra, passa davanti alla cappella di S. Bernardo, per poi attraversare Tachier.

Si ritorna sull’asfalto per raggiungere la tangenziale ovest di Sauze d’Oulx che si attraversa proseguendo sulla via di fronte. Giungere in via Clotes e seguire la via in discesa. Superata la piazza Assietta, svoltare in via Monfol, per poi proseguire dritto fino a raggiungere la SP214 che si segue in direzione Monfol fino a chiudere l’anello.

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Percorsi ciclabili in Piemonte: Via Verde Val di Susa.

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Punto di partenza: Bussoleno (Piazza del Mercato)
Punto di arrivo
: Bussoleno (Coldimosso)
Grado di difficoltà
: Medio – Facile
Periodo consigliato
: Primavera, Estate, Autunno
Caratteristiche:
Tipologia: Sentiero
Segnaletica: Buona
Acqua sul Percorso: Buona


I comuni coinvolti nell’itinerario sono Bussoleno, Mattie, Susa, Meana, Gravere, Chiomonte e Giaglione. Un percorso che utilizza sentieri già segnalati (Sentiero dei Franchi e Sentiero Balcone).

E’ importante percorrere la 3V da Est verso Ovest, poiché in senso inverso ci sono maggiori difficoltà.

Questo sentiero è contrassegnato da piccoli cartelli in alluminio bianchi con il logo 3V verde e con l’indicazione del senso di marcia.

Inoltre, pur se si tratta di un percorso di Mountain Bike di medie difficoltà, è pur sempre un itinerario accidentato in ambiente di montagna, dunque si suggerisce di percorrerlo in compagnia, in buone condizioni fisiche e con mezzi di protezione di sicurezza.

Il percorso 3V parte da Bussoleno,
nei pressi della piazza del mercato, per proseguire lungo le vigne della regione Arborea, fino a raggiungere Borgata Fornelli. Dopo aver percorso un breve tratto della provinciale verso Mattie, girare a sinistra nei pressi della Borgata Combe.

Dopo un tratto su sentiero la strada si allarga e conduce alla Borgata Vallone – Grandi Tanze di Mattie, fino a raggiungere il capoluogo dove si trova un’area attrezzata.

Lasciare l’abitato di Mattie per raggiungere la Borgata Assiere di Meana.

Dopo un suggestivo percorso immerso tra i castagni si arriva alla strada provinciale del Frais, attraverso il Passo dell’Asino.

Giunti alla Borgata Arnodera nel Comune di Gravere, si continua fino alla Borgata Armona, si passa lungo il sentiero “Sotto la rocca” per poi raggiungere la Borgata Bastia. Scendere nuovamente fino a raggiungere la strada verso il Deveys, da cui si risale per circa 2200 mt. per imboccare la strada che porta a Borgata Bernarda Bassa (1100 mt.) vicino il confine con il comune di Chiomonte.

Raggiungere la strada che porta a Chiomonte e scendere fino al paese, per poi proseguire fino al corso della Dora Riparia e risalire lungo la strada delle vigne che porta alla Maddalena, passare sotto il viadotto autostradale e sraggiungere la Borgata I Mulini nel comune di Giaglione.

Superata la borgata si ripassa sotto l’autostrada, si arriva ad uno spiazzo dove si trova la partenza della Via Ferrata delle Gorge di Giaglione, e si prosegue fino al campo sportivo del comune, per poi scendere verso Susa.

Qui il percorso attraversa la “passeggiata archeologica”, volendo si può anche raggiungere la Pista Ciclabile Valsusa.

Salire verso Bassa Meana dopo aver lasciato Susa, percorrendo la mulattiera “del Pusin”, e raggiungere la frazione Traduerivi di Susa e poi Coldimosso che segna la fine del percorso.

Per raggiungere la piazza del mercato di Bussoleno che è il punto di partenza, si può percorrere la Strada Statale 24 per circa 2 km.

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Percorsi ciclabili: Il giro d’Italia tra arte e natura.

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Girare l’Italia in bicicletta è un’esperienza meravigliosa che consente di entrare in contatto con il cuore pulsante di questo magnifico paese, fatto di panorami emozionanti e realtà coinvolgenti.

La straordinaria ricchezza geografica del Bel Paese, spazia tra paesaggi montani di incredibile bellezza e di grande interesse geologico, un arco appenninico che attraversa l’intero territorio nazionale, dove hanno trovato il loro habitat naturale specie animali rare e in via d’estinzione.

Un mare bellissimo attornia l’Italia in un abbraccio azzurro, una costa magnifica, cesellata tra insenature suggestive e lunghe spiagge dorate che offrono magnifici lungomare da percorrere sulle due ruote godendosi scorci di pura bellezza.



Incontrerete una natura rigogliosa, lussureggiante e cangiante che saprà stupirvi tra incantevoli boschi, affascinanti laghi, e poi cascate, fiumi, grotte, lagune, ecosistemi particolari e campagne curate, dove l’equilibrio tra uomo e natura pare pacificato.

Viaggerete tra centinaia di chilometri di strade panoramiche, scegliendo tra irti tornanti o rilassanti strade di pianura, percorsi segnalati dedicati e una straordinaria abbondanza di percorsi tabellari per mountain bikers.

La bicicletta è il mezzo migliore per esplorare una terra che è una vera miniera di tesori artistici e siti storici, culla di cultura, sapori e tradizioni, dove i paesaggi non si ripetono mai, dove ogni sosta vi regalerà una magia e dove assaporerete ogni momento della vostra giornata per una vacanza davvero speciale!
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Nei meandri di incavi e gallerie si trova la grotta di Santa Ninfa.

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Alte e bianche rocce segnate da scanalature perpendicolari emergono tra il verde della valle adornata con le consuete culture di questo angolo di Sicilia: sono i karren, solchi modellati dalla lenta azione della pioggia.

E poi ancora un paesaggio carsico e gessoso, irregolare e scolpito dal tempo, fatto di doline e valli cieche: è la zona di preriserva, estesa per circa 150 ettari, che si diffonde intorno al torrente Biviere, quel piccolo corso d’acqua che parte dalla cima dell’altopiano, a 663 metri sopra il livello del mare, e che scende a valle per scomparire poi all’improvviso nel nulla, lasciando a noi solo la possibilità di seguirlo, se vogliamo, dove non arriva più il sole, nei meandri di incavi e gallerie della grotta di Santa Ninfa.
grotta di santa ninfa5
Quest’ultima rappresenta l’area di riserva vera a propria: una cavità estesa orizzontalmente per circa 1400 m e divisa fra una zona superiore, ormai asciutta, e una inferiore dove l’acqua fa ancora da padrona. Come abili e pazienti intagliatori, il tempo e la natura hanno seguito il loro corso e hanno saputo disegnare splendide incrostazioni minerali dai molteplici colori. I saloni e le pareti della grotta esibiscono orgogliosamente cortine, stalattiti, infiorescenze minerali dalle forme che si allungano eleganti e quelle che vengono chiamate “perle di grotta”, piccole sfere di calcite rare e bellissime. Sospese nel limbo, le gocce d’acqua sono lì immobili, fissate per sempre in quell’attimo di indecisione fra la possibilità di disperdersi anonime al suolo o di trasformarsi in immortali sculture.
grotta di santa ninfa4
La riserva ricade nei comuni di Santa Ninfa e Gibellina ed è costituita da un altopiano di natura gessosa che si caratterizza per la presenza di numerose cavità sotterranee, tra cui la grotta di Santa Ninfa spicca per l’elevato interesse speleologico e geomorfologico. Il Monte Finestrelle, alle cui pendici nasce il Biviere, ospita una necropoli paleocristiana, risalente al tempo in cui nella zona abitavano gli Elimi. Sul versante meridionale si aprono una serie di tombe scavate nella roccia che hanno appunto la forma di tante “finestrelle”.
grotta di santa ninfa7
Le visite - Potete visitare la riserva tutto l’anno, in qualsiasi giorno vogliate. Legambiente organizza gratuitamente, previa prenotazione, visite guidate attraverso tutto il territorio della riserva. Ai confini della riserva, troverete anche il Museo agroforestale che celebra l’antica cultura contadina e il Bosco delle Finestrelle, l’area attrezzata per il vostro svago.
Grotta di Santa Ninfa.map

Alpi cunessi: Valle Po il primo traforo alpino della storia.

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Basterebbe l'imponente mole del Monviso per giustificare una escursione in Valle Po.

Non vi è itinerario sul quale il Monviso non domini e non a caso il "Giro del Viso"è uno dei trekking più conosciuti e percorsi.

I rifugi in zona sono sempre molto affollati, ma nonostante questo almeno la salita al rifugio Sella o al rifugio Giacoletti sono itinerari da percorrere.

L'area attorno al Monviso è parte del Parco Naturale del Po, tratto cuneese.


Itinerari da Rocchetta (Comune di Sanfront)
Itinerario 17.0717.07 Rocchetta (549 m) - Case Forano (657 m) - Roca d'la Casna (835 m) - Balma Boves (660 m) - Case Forano (657 m) - Rocchetta (549 m)
Un breve itinerario per un viaggio nel passato. Dalle incisioni rupestri, verosimilmente risalenti all'età del rame e del bronzo di Roca d'la Casna, al magnifico insediamento di Balma Boves, ottimamente recuperato, che testimonia la vita in montagna nel secolo scorso e l'ingegno dell'uomo nel costruire una intera borgata al riparo di un enorme sporgenza rocciosa.
Dislivello in salita: +325/-8 m; Dislivello totale: +352/-352 m;
Tempo di salita: 1:15 ore; Tempo totale: 2:15 ore; Distanza: 5565 m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Primavera 2013; Commenti: 0;
Approfondimenti: Roca d'la Casna. Balma Boves.

Itinerari da Oncino
Itinerario 17.0117.01 Oncino, loc. Meire Dacant (1545 m) - Rifugio Alpetto (2269 m) - Lago di Alpetto (2238 m)
Un po' fuori dai percorsi turistici e dal Giro di Viso, il Rifugio Alpetto costituisce comunque un'ottima meta per una escursione. Il vicino Lago di Alpetto, con il Monviso che incombe, è il luogo ideale per il meritato riposo dopo la salita.
Dislivello in salita: +724/-31 m; Dislivello totale: +755/-755 m;
Tempo di salita: 2:20 ore; Tempo totale: 4:00 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Estate 2003; Commenti: 1;
Approfondimenti: Il Ricovero dell'Alpetto.
Itinerario 17.0617.06 Rifugio Alpetto (2269 m) - Passo Gallarino (2727 m) - Lago Gallarino (2621 m) - Passo Gallarino (2727 m) - Lago Grande di Viso (2590 m) - Rifugio Sella (2640 m) - Laghi della Pellegrina (2545 m) - Rifugio Alpetto (2269 m)
Itinerario insolito, con base al Rifugio Alpetto, alla scoperta del Monviso: le sue valli detritiche, i suoi laghi e il Rifugio Sella, intitolato al primo alpinista italiano a raggiungerne la vetta.
Dislivello in salita: +614/-243 m; Dislivello totale: +614/-614 m;
Tempo di salita: 3:35 ore; Tempo totale: 4:45 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Estate 2003; Commenti: 0;
Approfondimenti: -

Itinerari da Pian Melzè (Comune di Crissolo)
Itinerario 17.0217.02 Pian Melzè (1715 m) - Pian della Regina (1745 m) - Pian Fiorenza (1857 m) - Pian del Re (2013 m) - Sorgenti del Po (2020 m)
Una breve passeggiata, ma su un sentiero bello e piacevolissimo, che collega Pian Melzè a Pian del Re e alle sorgenti del Po.
Dislivello in salita: +325/-30 m; Dislivello totale: +355/-355 m;
Tempo di salita: 0:55 ore; Tempo totale: 1:35 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Primavera 2005; Commenti: 1;
Approfondimenti: Gli edifici ex-militari di Pian del Re. Pian del Re.

Itinerari da Pian del Re (Comune di Crissolo)
Itinerario 17.0317.03 Pian del Re (2013 m) - Lago Fiorenza (2113 m) - [Lago Chiaretto (2261 m)] - Colle dei Viso (2590 m) - Rifugio Sella (2640 m) - [Lago Grande di Viso (2590 m)]
Forse il sentiero più frequentato della Valle Po, per la via di accesso più agevole al Rifugio Quintino Sella. La sequenza di bellissimi laghi toccati, nei quali si specchia volentieri il Monviso, rendono questo itinerario particolarmente attraente. Chi dorme in rifugio non può perdersi lo spettacolo del sole che sorge all'alba.
Dislivello in salita: +670/-49 m; Dislivello totale: +719/-719 m;
Tempo di salita: 2:45 ore; Tempo totale: 4:55 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Estate 2010; Commenti: 8;
Approfondimenti: Gli edifici ex-militari di Pian del Re. Il Lago Chiaretto. Le "pietre verdi". Il Monviso. Il Rifugio Quintino Sella.
Itinerario 17.0417.04 Pian del Re (2013 m) - Lago Superiore (2313 m) - Lago Lausetto (2332 m) - Rifugio Giacoletti (2741 m) - Pian del Re (2013 m)
La salita segue il classico percorso di accesso al Rifugio Giacoletti, raggiunto dopo aver toccato incantevoli laghi di origine glaciale. I più esperti potranno scendere per una via decisamente meno frequentata e più impegnativa, seguendo un lungo ed ampio canale roccioso che permette di chiudere un intrigante percorso ad anello.
Dislivello in salita: +728/-0 m; Dislivello totale: +728/-728 m;
Tempo di salita: 2:45 ore; Tempo totale: 5:00 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E/EE; Aggiornamento: Estate 2004; Commenti: 2;
Approfondimenti: Gli edifici ex-militari di Pian del Re.
Itinerario 17.0517.05 Pian del Re (2013 m) - Galleria delle Traversette (2882 m) - Colle delle Traversette (2950 m)
E' stato il primo traforo alpino della storia, terminato nel 1480, costruito con lo scopo di agevolare i commerci tra Grenoble e Saluzzo e per evitare l'attraversamento del Colle delle Traversette, causa di tante disgrazie dovute al terreno esposto e scivoloso. Questo itinerario, che ripercorre le orme degli antichi carovanieri, consente anche di attraversare il "Buco di Viso" - così viene chiamato il traforo - quando la neve e le frane, specie sul versante francese, non ne ostruiscono gli ingressi.
Dislivello in salita: +947/-10 m; Dislivello totale: +957/-957 m;
Tempo di salita: 3:15 ore; Tempo totale: 5:30 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E/EE; Aggiornamento: Autunno 2006; Commenti: 0;
Approfondimenti: Gli edifici ex-militari di Pian del Re. La strada ex-militare "Crissolo - Colle delle Traversette". L'Opera 220 del Vallo Alpino. La Galleria delle Traversette. La discesa di Annibale in Italia. L'ermellino.
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Alpi cuneesi: Valle Pesio il più meridionale dei tre principali Parchi Naturali Regionali.

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Il più meridionale dei tre principali Parchi Naturali Regionali che si trovano in Provincia di Cuneo si estende in Alta Valle Pesio e in Alta Valle Tanaro.

Istituito nel 1978 e più recentemente ampliato, copre oggi un'area di circa 6800 ettari.

Alla testata della valle si trova la vetta più alta delle Alpi Liguri, Punta Marguareis (m. 2651), nell'omonimo massiccio montuoso.

 Il massiccio del Marguareis, formato da rocce calcaree, presenta una imponente parete Nord, che si eleva quasi verticale per diverse centinaia di metri.

La natura calcarea della roccia ha dato luogo a spettacolari fenomeni carsici: nel parco e nei territori limitrofi sono presenti più di 400 grotte e numerosi sistemi idrologici ipogei con spettacolari risorgenze sia in Val Pesio (la cascata del Pis del Pesio) che in Val Tanaro.


Itinerari da Colle del Mortè (Comune di Chiusa di Pesio)
Itinerario 07.0807.08 Colle del Mortè (708 m) - Cappella dell'Olocco (988 m) - Tetti Fuggin (916 m) - Tetti Mauri (862 m) - Tetti Baudinet (1065 m) - Cappella dell'Olocco (988 m) - Colle del Mortè (708 m)
Dopo un lungo percorso sulla displuviale tra le Valli Ellero e Pesio, questo itinerario compie un ampio anello attraverso numerose borgate e cascine, ancora utilizzate nel periodo estivo per lo svolgimento delle tradizionali attività agro-paatorali.
Dislivello in salita: +483/-126 m; Dislivello totale: +625/-625 m;
Tempo di salita: 3:15 ore; Tempo totale: 5:15 ore; Distanza: 16510 m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Autunno 2010; Commenti: 0;
Approfondimenti: -

Itinerari da Certosa di Pesio (Comune di Chiusa di Pesio)
Itinerario 07.0907.09 Certosa di Pesio (843 m) - Cascina San Giuseppe (863 m) - Cascina San Paolo (1035 m) - Cascina San Michele (1125 m) - Certosa di Pesio (843 m)
Breve e rilassante passeggiata che tocca alcune cascine, la cui costruzione è legata agli antichi fasti della Certosa, quando i monaci promuovevano, tra le altre attività, agricoltura e pastorizia. L’itinerario, tranne un breve tratto su sentiero, si svolge su comode carrarecce sterrate seguendo un percorso ad “8”; adattissimo alle mezze stagioni, tocca luoghi ameni come l’ampio colletto prativo sede della Cascina San Michele. Avendo l’accortezza di procedere in silenzio, non è raro l’incontro con qualche capriolo, animale simbolo del Parco Naturale del Marguareis.
Dislivello in salita: +312/-30 m; Dislivello totale: +312/-312 m;
Tempo di salita: 1:15 ore; Tempo totale: 1:50 ore; Distanza: 5429 m;
Difficoltà: T/E; Aggiornamento: Primavera 2013; Commenti: 2;
Approfondimenti: La gestione delle risorse naturali ai tempi della Certosa.
Itinerario 07.0107.01 Sentiero Naturalistico attrezzato: Certosa di Pesio (859 m) - Pian delle Gorre (1030 m)
Una rilassante passeggiata alla scoperta della natura della Valle Pesio: un sentiero autoguidato, illustrato da numerosi pannelli, conduce dalla Certosa di Santa Maria fino a Pian delle Gorre, amena radura attrezzata con area pic-nic.
Una breve deviazione consente poi di raggiungere l'osservatorio faunistico delle Canavere, ampio recinto nel quale sono ospitati alcuni esemplari di cervi e caprioli.
Dislivello in salita: +220/-33 m; Dislivello totale: +253/-253 m;
Tempo di salita: 1:30 ore; Tempo totale: 2:45 ore; Distanza: 4826 m;
Difficoltà: T/E; Aggiornamento: Primavera 2013; Commenti: 1;
Approfondimenti: La Certosa di Santa Maria. La reintroduzione del Capriolo. Il Capriolo.

Itinerari da Pian delle Gorre (Comune di Chiusa di Pesio)
Itinerario 07.0207.02 Pian delle Gorre (1030 m) - Pian del Creus (1296 m) - Rifugio Villa Soche (1293 m) - Gias sottano di Sestrera (1331 m) - Pian delle Gorre (1030 m)
Un anello poco frequentato nel tratto che collega il Rifugio Villa Soche al Gias sottano di Sestrera, ma che consente di immergersi nella vera natura del Parco della Valle Pesio: distese di abeti bianchi, ora in purezza ora miste a faggi, frequentate da branchi di schivi caprioli che si paleseranno solo a chi saprà percorrere in punta di piedi questo bel sentiero.
Dislivello in salita: +335/-34 m; Dislivello totale: +335m/-335 m;
Tempo di salita: 1:05 ore; Tempo totale: 2:00 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Primavera 2007; Commenti: 0;
Approfondimenti: L'Abete bianco.
Itinerario 07.0307.03 Pian delle Gorre (1030 m) - Gias Fontana (1218 m) - Pis del Pesio (1426 m) - Gias degli Arpi (1435 m) - [Cascata del Saut (1200 m)] - Pian delle Gorre (1030 m)
Una delle mete più note all'interno del parco, il Pis del Pesio è una spettacolare cascata dove l'acqua sgorga direttamente da una verticale parete rocciosa e compie un salto di oltre 20 metri. Il fenomeno è però tanto affascinante quanto effimero: si manifesta solo per alcune settimane l'anno, in primavera, quando l'abbondanza di acque dovuta al disgelo riempe le cavità ipogee fino a farle traboccare dal sifone terminale del Pis.
Dislivello in salita: +456/-70 m; Dislivello totale: +551/-551 m;
Tempo di salita: 2:00 ore; Tempo totale: 3:45 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Primavera 2007; Commenti: 0;
Approfondimenti: Il sistema carsico della Conca delle Carsene. La strada ex-militare 194.
Itinerario 07.0407.04 Pian delle Gorre (1030 m) - Gias sottano di Sestrera (1331 m) - Gias soprano del Marguareis (1730 m) - Laghetto del Marguareis (1923 m) - Rifugio Garelli (1965 m) - Gias soprano di Sestrera (1842 m) - Gias sottano di Sestrera (1331 m) - Pian delle Gorre (1030 m)
Sicuramente uno dei più interessanti itinerari all'interno del Parco, in ambienti estremamente vari: dalle abetine di inizio percorso, alle impressionanti pareti calcaree del Massiccio del Marguareis, per finire con gli arrotondati declivi pascolivi del Gias soprano di Sestrera. In senso inverso, questo itinerario descrive la via di accesso classica al Rifugio Garelli.
Dislivello in salita: +960/-25 m; Dislivello totale: +960/-960 m;
Tempo di salita: 3:00 ore; Tempo totale: 4:50 ore; Distanza: 13140 m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Estate 2011; Commenti: 1;
Approfondimenti: La stazione botanica Danilo Re. La stazione botanica Burnat - Bicknell.
Itinerario 07.0507.05 Pian delle Gorre (1030 m) - [Cascata del Saut (1200 m)] - Gias degli Arpi (1435 m) - Colle del Prel soprano (1925 m) - Passo del Duca (1989 m) - Gias sottano del Marguareis (1519 m) - Gias sottano di Sestrera (1331 m) - Pian delle Gorre (1030 m)
Questo itinerario si snoda lungo la "strada dell'invasione", vecchia rotabile militare forse costruita per aprire una via di invasione verso la Francia. I tratti già costruiti della strada consentono di raggiungere renza eccessivo sforzo la panoramica sella prativa del Colle del Prel ed il Passo del Duca, noto per un avvenimento legato alla lotta partigiana.
Dislivello in salita: +979/-0 m; Dislivello totale: +979/-979 m;
Tempo di salita: 3:20 ore; Tempo totale: 5:40 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Primavera 2007; Commenti: 0;
Approfondimenti: La strada ex-militare 194. La battaglia di Pasqua del 1944.
Itinerario 07.0607.06 Pian delle Gorre (1030 m) - Gias Fontana (1218 m) - Passo del Baban (1680 m) - Gias dell'Ortica (1836 m) - Passo del Duca (1989 m)
Via d'accesso alla Conca delle Càrsene, questo itinerario abbastanza faticoso attraversa zono poco battute dal turismo ed offre begli scenari soprattutto nella zona tra il Passo del Baban e il Passo del Duca. Dal Passo del Duca è possibile il rientro per il Vallone del Marguareis.
Dislivello in salita: +1009/-50 m; Dislivello totale: +1059/-1059 m;
Tempo di salita: 4:15 ore; Tempo totale: 7:00 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Estate 2005; Commenti: 0;
Approfondimenti: La strada ex-militare 194. La battaglia di Pasqua del 1944.
Itinerario 07.0707.07 Pian delle Gorre (1030 m) - Pian del Creus (1296 m) - Gias Madonna (1653 m) - Gias della Costa (1698 m) - Gias soprano di Sestrera (1842 m) - Rifugio Garelli (1965 m)
Traversata dal Vallone di Serpentera al Vallone di Sestrera, molto varia ed interessante, che tocca numerosi Gias. Notevoli i paesaggi e i panorami, incluso quello sulla parete Nord del Marguareis, che si alternano lungo il cammino.
Dislivello in salita: +995/-60 m; Dislivello totale: +1055/-1055 m;
Tempo di salita: 3:30 ore; Tempo totale: 6:00 ore; Distanza: - m;
Difficoltà: E; Aggiornamento: Autunno 2006; Commenti: 3;
Approfondimenti: -
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Alpi cuneesi: Escursioni e Sentieri.

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Le descrizioni dei percorsi presenti in questo sito sono da ritenersi puramente indicative. E' bene informarsi sempre sulle effettive condizioni dell'itinerario e sulle condizioni meteo previste per il giorno dell'escursione. Non affrontate mai una escursione senza un adeguato equipaggiamento e una preparazione fisica adatta all'itinerario scelto.

Accertarsi prima di incominciare l'escursione che l'itinerario sia adatto alle proprie capacità tecniche.

Ove presenti, leggete sempre i commenti agli itinerari: possono contenere informazioni utili ed aggiornate sullo stato di percorribilità.
Selezionare degli itinerari è sicuramente una impresa difficile ma delle scelte, decisamente soggettive, le ho dovute fare.

Gli itinerari proposti sono sicuramente itinerari ben conosciuti ai frequentatori abituali delle vallate Cuneesi. Il criterio principale nella scelta è stato prevalentemente l'aspetto paesaggistico, senza tuttavia trascurare itinerari tipici per il loro interesse naturalistico, storico o architettonico.

In molti di essi infatti, oltre alla descrizione del percorso, sono presenti inserti di botanica, zoologia, geologia, storia, architettura, in modo che l'escursionista possa approfondire un minimo le tematiche principali inerenti l'itinerario che sta percorrendo. Durante la navigazione del sito, potete far riferimento alla pagina di aiuto per provare a trovare una risposta alle domande che dovessero sorgervi.

Individuazione degli itinerari
In queste pagine, gli itinerari sono individuati da una coppia di numeri; il primo indica la valle, il secondo è progressivo all'interno della valle (quest'ultimo nulla ha a che fare con l'ubicazione geografica dell'itinerario ma serve solo ad individuarlo in maniera rapida e univoca).

All'interno di ogni valle, gli itinerari sono elencati in base al luogo di partenza, approssimativamente partendo dalla basse valle a salire, ma possono essere riordinati secondo molti criteri.

Per chi non fosse troppo pratico della provincia, la cartina stradale allegata, sebbene assai schematica, può agevolare la localizzazione delle valli e dei luoghi di partenza degli itinerari.
Carta stradale della Provincia di Cuneo
Tipi di itinerari.
I percorsi proposti rientrano in tre possibili tipologie di itinerari, come evidenziato da appositi simboli [?]a fianco della tabella riepilogativa :
· le traversate, in cui origine e destinazione non coincidono;
· gli anelli, in cui si parte e si arriva nello stesso luogo senza mai, o quasi, tornare sui propri passi;
· gli itinerari classici, nei quali si raggiunge una meta e si ritorna al punto di partenza seguendo il percorso di salita.
Da notare che molti itinerari condividono il luogo di partenza o di arrivo per consentire, con un pizzico di fantasia, di creare escursioni di più giorni semplicemnte concatendando i vari percorsi.
Dislivelli
Per le traversate e gli anelli viene indicato il dislivello per raggiungere le mete intermedie e finali del intero percorso; sono esclusi quindi i dislivelli per l'eventuale andata e ritorno. In qualche caso, per le prime mete intermedie, sono riportati anche i dislivelli A/R, nel caso queste possano rappresentare una valida meta per una escursione più breve.
Per gli itinerari classiciè indicato il dislivello dalla partenza alle mete intermedie e finale, sia per la sola andata che per il percorso di andata e ritorno.

Tempi di percorrenza.
Assodato che i tempi di percorrenza sono estremamente soggettivi, quelli indicati nei vari itinerari sono un pò meno striminziti di quelli che si trovano abitualmente sulle guide o sulle paline segnaletiche; d'altra parte è probabile che buona parte di coloro che utilizzeranno le informazioni qui riportate non siano assidui frequentatori della montagna...

Per il resto, per i tempi di percorrenza vale quanto riportato per i dislivelli: per traversate e anelli viene indicato il tempo necessario a raggiungere le mete intermedie e finali del intero percorso, per gli itinerari classiciè indicato il tempo dalla partenza alle mete intermedie e finale, sia per la sola andata che per il percorso di andata e ritorno

Scala delle difficoltà.
La quasi totalità degli itinerari proposti sono adatti ad escursionisti medi, classificabili come E nella scala delle difficoltà proposta dal CAI [?].

In qualche raro caso alcuni sentieri molto semplici sono stati classificati T, mentre alcuni altri sono stati classificati EE, sempre in riferimento alla scala del CAI. Anche in questo caso, alcuni percorsi indicati come E su alcune guide, sono stati qui indicati come EE, allo scopo di scoraggiare chi non è troppo esperto di montagna a percorrere certi itinerari.

Impegno dell'escursione.
Per favorire l'individuazione di una escursione adatta alle proprie capacità, a fianco della tabella riepilogativa [?]degli itinerari, sono riportati dei bollini colorati (verde, arancione e rosso) che riassumono l'impegno [?]richiesto per raggiungere la meta finale o una meta intermedia dell'escursione.

Il bollino colorato prova a dare una valutazione sull'escursione tenendo in conto sia il tempo di percorrenza, che il dislivello, che le eventuali difficoltà tecniche.
Percorsi a tappe e anelli di valle
Sono ormai diversi anni che in molte vallate cuneesi sono stati tracciati dei percorsi a tappe da percorrere in più giorni. Essenzialmente consentono di percorrere i due versanti della vallata ove si snodano (I Percorsi Occitani, Lou Viage, La Curnis Auta, La Balconata di Ormea, ...) o di compiere un giro ad anello intorno ad una montagna particolarmente rappresentativa della valle (Giro di Viso, Giro del Marguareis) p di attraversare per la sua lunghezza un tratto di arco alpino (la Via Alpina, la Grande Traversata delle Alpi). E' mia intenzione riportare in questo sito almeno l'elenco delle tappe di questi percorsi. Non è granchè, ma memmeno una cosa trascurabile visto che, per i percorsi di valle meno noti, è abbastanza difficile reperire del materiale. Tempo permettendo, comunque, proverò ad inserire in queste pagine anche la descrizione dettagliata delle tappe.

Sicurezza.
E' forse quasi superfluo ripetere i consigli che si leggono un pò su tutte le guide: scegliete itinerari adatti al vostro allenamento e alla vosta condizione fisica; ricordatevi che siete comunque in montagna, che le condizioni meteo possono cambiare in breve tempo: siate sempre ben equipaggiati, con indumenti antivento ed impermeabili, borraccia, occhiali da sole e, soprattutto, indossate sempre degli scarponcini da trekking. Se siete da soli, cercate di lasciare detto a qualcuno la meta della vostra escursione.

Scorciatoie.
Molti sentieri di montagna sono in più punti "tagliati" da scorciatoie.

Abbandonare i sentieri per accorciare il percorso è una PESSIMA ABITUDINEche ha parecchie conseguenze:
- innanzitutto le scorciatoie danneggiano il territorio agevolando l'erosione causata dalle acque meteoriche. Sono ripide, spesso rettilinee e tagliano quasi perpendicolarmente il tracciato dei sentieri: l'acqua le scava molto più facilmente e, nei casi peggiori, causa piccole frane e smottamenti che danneggiano tratti del sentiero principale nei punti in cui incrocia la scorciatoia.
I sentieri devono poi essere ripristinati (se e quando ciò accade) con aggravio di costi per tutti.
- quando diventano sufficientemente evidenti, le scorciatoie vengono utilizzate in vece dell'itinerario principale, causando negli anni la trasformazione di comodi sentieri a tornanti in faticosissime salite assai ripide che seguono quasi la linea di massima pendenza del versante. Se chi ha tracciato il sentiero ha in origine inserito dei tornanti lo ha fatto per mantenere le pendenze moderate e costanti, riducendo lo sforzo necessario alla salita.
- le scorciatoie, quando non si capisce che sono tali, possono causare dubbi sul percorso da seguire e confondere gli escursionisti. Non tutti siamo esperti frequentatori della montagna: c'è chi percorre i sentieri solo occasionalmente e rischia di imboccare una scorciatoia difficile al posto del più facile sentiero principale.
Morale: corriamo già tutta la settimana; quando ci concediamo una giornata in montagna godiamoci il paesaggio anziché far di tutto per arrivare alla meta o alla macchina con qualche minuto di anticipo. Evitiamo le scorciatoie!
Soccorso alpino.
In Piemonte è attivo un unico numero telefonico per la chiamata del Soccorso Alpino, il 118.Siccome gestisce anche le normali emergenze sanitarie, nel malaugurato caso in cui dobbiate farvi ricorso, specificate che state richiedendo un intervento di soccorso in montagna. Prima di chiamare, individuate meglio che potete la vostra posizione; cercate di capire il numero degli infortunati e, nei limiti del possibile, la gravità delle loro condizioni.

Nel caso non sia possibile comunicare con il telefono, esistono segnali internazionali di soccorso in montagna, invero non molto conosciuti: la chiamata di soccorso prevede l'invio di 6 segnali ottici o acustici in un minuto (uno ogni 10 secondi), intervallati da un minuto di pausa; la risposta prevede tre segnali al minuto (uno ogni 20 secondi) intervallati sempre da un minuto di pausa.

Nel caso che venga utilizzato l'elicottero per il soccorso, sappiate descrivere le condizioni meteo locali ed individuate un area per l'atterraggio lontana da cavi sospesi, ben visibile dall'alto, ampia (non devono esserci ostacoli alti come alberi o pali in un raggio di 100m), possibilmente sopraelevata e con fondo solido. Posizionatevi nel luogo prescelto per l'atterraggio, con il vento alle spalle e le due braccia alzate verso il cielo per indicare la necessità di soccorso. Se avrete scelto un luogo adatto, l'elicottero vi atterrerà davanti. Ricordate che il solo braccio sinistro alzato indica invece che non serve soccorso. WayPoint: ok, confesso che non ne ho mai sentito parlare né ho mail letto nulla al riguardo. Tuttavia, in Valle Stura mi sono imbattuto per la prima (e per ora unica) volta in alcune targhette affisse lungo il sentiero (vedi foto sotto). Immagino che lo scopo sia quello di fornire un riferimento preciso sulla propria posizione nel caso si debba ricorrere all'elisoccorso o al Soccorso Alpino in genere. Sono comunque gradite ulteriori informazioni in merito: se ne avete, scrivetemi.
Le sigle dei sentieri e i segnavia sul terreno.
Nella descrizione degli itinerari è spesso riportata una sigla che identifica il sentiero che si sta percorrendo. La sigla è composta da una lettera e da un numero, ad esempio 'segnavia P5'. La lettera individua un versante di una delle vallate della Provincia, il numero è un numero progressivo che individua il sentiero. La sigla P5 indica il sentiero numero 5 sul versante destro orografico della Valle Stura, indviduato dalla lettera P.

Queste sigle fanno riferimento al "Catasto provinciale dei Sentieri" della Provincia di Cuneo. Esse sono utilizzate in Provincia da parecchie decine di anni, anche se diverse carte e guide talvolta le ignorano o non le menzionano nemmeno.

Di recente, la Provincia si sta adoperando per fare uscire dall'oblio le denominazioni adottate nel catasto, sebbene in questi anni anni i molti enti ed associazioni presenti sul territorio abbiano spesso adottato metodiche proprie di classificazione dei sentieri.

Sul terreno è dunque possibile incontrare, tra le succitate molteplici alternative, anche le sigle del catasto provinciale. La situazione è molto diversa valle per valle: se nelle vallate monregalesi di fatto le indicazioni inerenti il catasto provinciale sono quasi sconosciute, nelle altre vallate sono sempre più di frequente adottate. La segnalazione dei percorsi sul terreno è invece regolata dal D.G.R. n.46 della Regione Piemonte, del 2 dicembre 2002, fatto proprio anche dalla provincia di Cuneo. Esso prevede:

- una segnaletica orizzontale (per capirci, le tacche di vernice) formata da segnavia bianco-rossi frequenti, intervallati più raramente da un rettangolo rosso-bianco-rosso riportante al centro la sigla del sentiero; ove non fosse possibile la tracciatura con vernice, sono previsti paletti infissi nel terreno riportanti le tacche segnavia o, al limite, ometti in pietra.
- una segnaletica verticale (le paline) realizzata in materiali resistenti alle intemperie, sempre con evidenti riferimenti bianco-rossi, ed uniforme per colorazione e dimensioni in tutta la regione (vedi figura sotto).
Tra la teoria e la pratica, come nel caso delle sigle dei sentieri, c'è una certa differenza e la speranza di vedere una segnaletica uniforme in tutta la Provincia è ancora lontana. Oltre alle tacche bianco-rosse ufficiali, sul terreno si trovano tacche arancioni, rosse e, più sporadicamente, blu o gialle, provenienti da tracciature dei percorsi precedenti l'adozione della nuova normativa.

A complicare le cose ci si mettono poi i percorsi a tappe, sorti in gran numero negli utlimi anni. La "Grande Traversata delle Alpi" (GTA, percorso a tappe lungo le Alpi piemontesi), ad esempio, aveva adottato come tacche segnavia proprio le tacche bianco-rosse ora da utilizzarsi per tutti i sentieri. "I Percorsi Occitani" ed il "Sentiero Roberto Cavallero" in Val Maira utilizzano rispettivamente tacche gialle e rosso-blu, e via discorrendo.

Il risultato di tutto quanto elencato è che spesso su un singolo masso liscio si trovano le tacche bianco-rosse (nuova normativa), affiancate da una vecchia tacca arancione (vecchie tracciature) e da una tacca giallo-verde (ad indicare che si sta percorrendo un sentiero specifico, magari a tappe).

Per quanto riguarda la segnaletica verticale, invece, la situazione si presenta abbastanza a macchia di leopardo: a seconda della vallata si possono trovare le nuove paline segnaletiche bianco-rosse, le vecchie paline in legno, o paline che i botanici definirebbero un 'endemismo ristretto' (ovvero che trovate solo in un posto e basta!). Ancora una volta bisogna riconoscere che le vallate a nord della provincia sono quelle che più rapidamente si sono adeguate alla nuova normativa. In questa babele di convenzioni, questo sito utilizza un nuovo ulteriore sistema per classificare i sentieri, formato da una coppia di numeri. Vi chiederete perchè? La risposta è semplice: in primo luogo la metodologia utilizzata dal catasto provinciale (lettera e numero) è indubbiamente valida, ma penso sia meno orientata "all'escursione". Mi spiego: per una escursione di un giorno spesso si percorre solo parte di un sentiero accatastato, o se ne utilizzano diversi 'concatenandoli'. Ho ritenuto dunque più pratico già organizzare gli itinerari 'tarati' sulle esigenze di una escursione, con un rifugio, un lago, una cima come meta, e fornendo in un'unica scheda tempi di percorrenza, disivelli, e quant'altro necessario.

In secondo luogo, sentieri e itinerari sono meno 'immutabili' di quello che si pensa: vi sono sentieri che spariscono e altri che compaiono dal nulla o ricompaiono dopo decenni di oblio. Molti di questi nuovi sentieri non rientrano ancora nel catasto provinciale, ed in questo sito era comunque necessario utilizzare delle sigle che individuassero in modo univoco un itinerario.
Ma attenzione: la convenzione utilizzata in queste pagine non la troverete in nessun'altra guida ne tantomeno sul terreno!

Con i cani nei Parchi Naturali.
Viste le numerose richieste, mi addentro in un terreno legislativo nel quale non mi trovo troppo a mio agio. Nei tre principali parchi della provincia (che insistono sull'arco alpino) sussistono differenti normative circa l'introduzione di cani al seguito degli escursionisti. Riporto di seguito la situazione di cui sono a conoscenza, aggiornata a fine 2007. Tenete presente che le normative cambiano in fretta ed è quindi consigliabile una verifica con gli enti preposti.

Ultima considerazione: sostanzialmente tutti i parchi dispongono di norme per la tutela della fauna selvatica. Pertanto, anche in assenza di norme specifiche, è vivamente raccomandato di introdurre sempre i cani al guinzaglio, onde evitare di incappare in altre sanzioni nel caso il vostro amico a quattro zampe decida di lanciarsi all'inseguimento di una marmotta...

Parco Naturale delle Alpi Marittime: si considera ancora in vigore la Legge Regionale 30 marzo 1987, n. 16 ("Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale dell'Argentera"), questo nonostante la legge si riferisca al vecchio Parco dell'Argentera poi ampliatosi e diventato Parco delle Alpi Marittime nel 1995. In base all'art. 12 della succitata legge, "l'introduzione di cani di qualsiasi razza, anche al guinzaglio, e' vietata: sono esclusi dalla norma di cui al presente comma i centri abitati, le strade comunali e provinciali e le aree individuate e segnalate appositamente dall'Ente Parco. Lungo le strade comunali e provinciali e nelle aree individuate e segnalate appositamente dall'Ente Parco, i cani devono comunque essere tenuti al guinzaglio. [...]".

Le aree individuate e segnalate, a fine 2007, mi risultano essere le strade ex-militari:
· Terme di Valdieri - Piano superiore del Valasco
· Terme di Valdieri - Pian della Casa del Re
· San Giacomo di Entracque - Gias sott. del Vej del Bouc (Prà del Rasur)
A queste vanno aggiunte le strade:
· Lago della Rovina - Rifugio Genova
· San Giacomo di Entracque - Rifugio Soria-Ellena
· Ponte di Porcera - Gias Valera
che sono state equiparate a strade comunali e quindi su di esse non è necessaria la presenza di apposita segnaletica installata dal Parco.

Ulteriore complicazione: sempre la succitata legge, relativa al Parco dell'Argentera, non copre per intero l'attuale territorio del Parco delle Alpi Marittime. Ne consegue che la legge non dovrebbe applicarsi (ma poi così non è nella realtà) al versante destro orografico dei Valloni del Bousset e del Sabbione, né alla parte di territorio del Parco che si estende in Val Vermenagna (la ex-Riserva Naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè), dove non dovrebbero esistere vincoli per l'introduzione di cani (ma non correrei il rischio di verificarlo di persona...).

Riassunto: per tranquillità, cani al guinzaglio solo dove apposita segnaletica del Parco lo consente.

Foglio informativo del Parco sull'introduzione dei cani (JPEG, 159 Kb)Parco Naturale del Marguareis, già Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro: qui è in vigore la Legge Regionale 4 settembre 1996, n. 63 ("Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale Alta Valle Pesio e Tanaro"). L'art. 18 di questa legge sancisce che "l'introduzione di cani è vietata. Nelle aree attrezzate ovvero in appositi recinti e lungo i sentieri individuati e appositamente segnalati dall'Ente di gestione è consentita l'introduzione di cani purché tenuti al guinzaglio. [...]".
Al momento, non mi sono noti itinerari espressamente consentiti ai cani.
Tuttavia, un opuscolo dal titolo "Sentieri nel Parco" pubblicato proprio dal Parco, affronta esplicitamente la questione cani sostenendo che "l'introduzione dei cani è consentita purché tenuti al guinzaglio".

Riassunto: in teoria cani vietati, in pratica dovrebbero essere consentiti (o "tollerati"?) purchè a guinzaglio (ma verificate...); per non incappare in rischi, restate sui sentieri. Parco Naturale del Po, tratto cuneese: in mancanza di legge per l'utilizzo e la fruizione, non esistono vincoli.

Riassunto: cani dove volete; per non incappare in rischi, a guinzaglio.

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Lago Preola e Gorghi Tondi un tesoro nascosto da tutelare, valorizzare e promuovere.

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Per trovare un tesoro bisogna cercarlo: se vuoi vedere la Riserva Naturale Integrale del Lago Preola e Gorghi Tondi, ti devi avvicinare.

Quando meno te lo aspetti, immersa in una vallata che la sottrae ad occhi indiscreti, eccola apparire: una serie di piccoli laghi che complessivamente ricoprono un’area di 335 ettari che da Mazara del Vallo si spinge verso Torretta Granitola rimanendo parallela alla costa per circa un 1 km.

Provenendo da Mazara, vedrai per primo il lago Murana, purtroppo asciutto da tempo, e solo dopo il lago Preola, il più grande, e i tre specchi d’acqua di forma circolare, i cosiddetti Gorghi (Alto, Medio e Basso) circondati da una fitta vegetazione palustre tipica degli stagni mediterranei costieri, debolmente salmastri, e sovrastati sul versante meridionale da costoni calcarei in parte ricoperti da macchia mediterranea. L’area infatti è una depressione di origine carsica dove le piogge e il tempo hanno eroso il terreno gessoso fino a formare questi laghetti naturali, ora circondati dalla fitta vegetazione palustre.

Lago_Preola mappaI sentieri - La riserva ti aspetta, previa prenotazione, in qualsiasi momento dell’anno ma il periodo migliore è, senza dubbio, la primavera. E’ allora che potrai vederla rifiorire dopo la pausa invernale mentre gli uccelli fendono l’aria. Il wwf, che la gestisce, ha creato un Centro Visitatori, con un’aula didattica multimediale, e due sentieri attrezzati con i relativi osservatori sul lago Preola e sul Gorgo basso.

L’osservatorio sul Gorgo Basso è raggiungibile anche da persone diversamente abili dopo circa 180 metri di un sentiero immerso nella rigogliosa macchia mediterranea. L’osservatorio sul Lago Preola rende agevole l’osservazione di diverse specie di avifauna acquatica, specie nel periodo primaverile, quando alcune di esse hanno nidificato fra i canneti che circondano le acque basse del Preola.

Il sentiero principale inizia nel punto in cui la strada provinciale Gorghi Tondi, attraverso un terrapieno, passa in mezzo ai tre laghetti rotondeggianti di origine carsica (due, l'alto ed il medio, alla sinistra ed uno, il basso, alla destra), e dai quali essa stessa prende il nome.

Ente Gestore: WWF Italia
Via Maccagnone 2/b Mazara del Vallo
Tel: 0923 934055
Per ulteriori informazioni:
www.wwfpreola.it

Come arrivare.
- Dalla A/29 Palermo-Mazara: uscire allo svincolo per Campobello di Mazara e percorrere la SS 115 in direzione Trapani fino al Km 57. Da li, immettersi sulla Strada Provinciale n.85 e seguire le indicazioni.

- Da Mazara del Vallo: alla fine di Via Castelvetrano imboccare la SS 115 in direzione Campobello di Mazara. Prima del viadotto autostradale, imboccare la Strada Provinciale n.85 e seguire le indicazioni.

La Fauna.
lago preola farfalla
Specie rare e nuovi avvistamenti…la riserva offre cibo e riparo a numerose specie di uccelli: il Cavaliere d’Italia che vola spingendo indietro le lunghe zampe, il Tarabusino, specie protetta dalle ali macchiate di nocciola chiaro, la Moretta tabaccata la cui sopravvivenza è sempre più a rischio e il Mignattaio dal becco lungo e ricurvo. Dovete cercare tra le canne se volete individuare gli splendidi e rari esemplari di Aironi rossi e dei più comuni Aironi cinerini, mentre tra le piante potrebbe saltellare l’Upupa con il suo becco ricurvo e la cresta a ventaglio. Il Falco di palude, la Poiana, il Gheppio sono i predatori che potreste vedere più facilmente.

Riconoscerete facilmente scivolare sull’acqua il maschio del Germano reale, per il caratteristico colore verde metallico della sua testa, la Folaga per il piumaggio nero e il becco bianco, il Tuffetto, che deve il suo nome all’abitudine di tuffarsi ripetutamente in acqua alla ricerca di cibo, il Fistione turco, il cui esemplare maschio ha il capo ricoperto da un bellissimo piumaggio oro-rossiccio e lo Svasso maggiore con la doppia cresta sul capo. Le acque del Preola confortano Spatole, Garzette e stormi di Gru che, lasciata l’Africa, si dirigono verso l’Europa per la nidificazione.

lago preola garza


Di notevole importanza è pure l’avvistamento sporadico ai Gorghi Medio e Basso della rarissima Anatra marmorizzata. A pelo d'acqua, sotto il caldo sole di primavera, è possibile intravedere le Tartarughe palustri, specie protetta a livello comunitario, ormai legata ai pochi ambienti di acqua dolce rimasti integri nelle regioni mediterranee. Proprio nella riserva del Lago Preola e dei Gorghi Tondi è stata individuata una nuova specie di Emys Orbicularis, la tartaruga palustre europea un tempo molto diffusa ma ora confinata in quelle poche zone umide che sono necessarie alla sua sopravvivenza.

Di recente, nei pressi del lago Murana le guardie della riserva hanno avvistato un esemplare di Pollo Sultano. Inconfondibile per il suo caratteristico piumaggio blu e violaceo, non si vedeva in questi luoghi dagli anni ‘50. La scoperta è notevole in quanto il Pollo sultano è stato oggetto di un progetto di reintroduzione in alcune aree protette della Sicilia orientale. L’osservazione di Mazara del Vallo rappresenta la segnalazione più lontana dall’areale di reintroduzione e permette così di studiarne, in modo inaspettato, il comportamento. Nel fitto della macchia mediterranea inoltre non mancano Volpi, Conigli e Istrici.

La Flora.
lago preola flora
La riserva del Lago Preola e dei Gorghi Tondi gode di una folta vegetazione. La macchia mediterranea si inerpica sui costoni calcarenitici: potete così vedere la Quercia calliprina, specie arbustiva endemica ormai rara, il Leccio, presente soprattutto nel bosco del Catarro, il Lentisco, sempreverde con i fiori raccolti in grappoli, e il Camedrio femmina, dai fiori blu pallido.

Quando gli stessi si gettano a strapiombo nei laghi, ecco apparire, senza soluzione di continuità, la tipica vegetazione palustre delle aree mediterranee: Cannuccia palustre, Scirpo e Tifa. La primavera esalta i colori molteplici della fioritura del prato: Orchidee selvatiche, Anemoni, Asfodeli, Margherite, Tarassaco e la bellissima Scabiosa Atropurpurea con i suoi colori vivaci.
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Una Gita Fuori Porta: i 10 post più cliccati nel mese di Febbraio 2014.

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 Lago Preola e Gorghi Tondi un tesoro nascosto da tutelare, valorizzare e promuovere.
Per trovare un tesoro bisogna cercarlo: se vuoi vedere la Riserva Naturale Integrale del Lago Preola e Gorghi Tondi, ti devi avvicinare. Quando meno te lo aspetti, immersa in una vallata che la sottrae ad occhi indiscreti, eccola apparire: una serie di piccoli laghi che complessivamente ricoprono un’area di 335 ettari che da Mazara del Vallo si spinge verso Torretta Granitola rimanendo
Alpi cuneesi: Escursioni e Sentieri.
Le descrizioni dei percorsi presenti in questo sito sono da ritenersi puramente indicative. E' bene informarsi sempre sulle effettive condizioni dell'itinerario e sulle condizioni meteo previste per il giorno dell'escursione. Non affrontate mai una escursione senza un adeguato equipaggiamento e una preparazione fisica adatta all'itinerario scelto. Accertarsi prima di incominciare l'escursione
Alpi cuneesi: Valle Pesio il più meridionale dei tre principali Parchi Naturali Regionali.
Il più meridionale dei tre principali Parchi Naturali Regionali che si trovano in Provincia di Cuneo si estende in Alta Valle Pesio e in Alta Valle Tanaro. Istituito nel 1978 e più recentemente ampliato, copre oggi un'area di circa 6800 ettari. Alla testata della valle si trova la vetta più alta delle Alpi Liguri, Punta Marguareis (m. 2651), nell'omonimo massiccio montuoso.  Il massiccio del
Alpi cunessi: Valle Po il primo traforo alpino della storia.
Basterebbe l'imponente mole del Monviso per giustificare una escursione in Valle Po. Non vi è itinerario sul quale il Monviso non domini e non a caso il "Giro del Viso"è uno dei trekking più conosciuti e percorsi. I rifugi in zona sono sempre molto affollati, ma nonostante questo almeno la salita al rifugio Sella o al rifugio Giacoletti sono itinerari da percorrere. L'area attorno al Monviso
Nei meandri di incavi e gallerie si trova la grotta di Santa Ninfa.
Alte e bianche rocce segnate da scanalature perpendicolari emergono tra il verde della valle adornata con le consuete culture di questo angolo di Sicilia: sono i karren, solchi modellati dalla lenta azione della pioggia. E poi ancora un paesaggio carsico e gessoso, irregolare e scolpito dal tempo, fatto di doline e valli cieche: è la zona di preriserva, estesa per circa 150 ettari, che si
Percorsi ciclabili: Il giro d’Italia tra arte e natura.
Girare l’Italia in bicicletta è un’esperienza meravigliosa che consente di entrare in contatto con il cuore pulsante di questo magnifico paese, fatto di panorami emozionanti e realtà coinvolgenti. La straordinaria ricchezza geografica del Bel Paese, spazia tra paesaggi montani di incredibile bellezza e di grande interesse geologico, un arco appenninico che attraversa l’intero territorio
Percorsi ciclabili in Piemonte: Via Verde Val di Susa.
Punto di partenza: Bussoleno (Piazza del Mercato)Punto di arrivo: Bussoleno (Coldimosso)Grado di difficoltà: Medio – FacilePeriodo consigliato: Primavera, Estate, Autunno Caratteristiche: Tipologia: Sentiero Segnaletica: Buona Acqua sul Percorso: Buona I comuni coinvolti nell’itinerario sono Bussoleno, Mattie, Susa, Meana, Gravere, Chiomonte e Giaglione. Un percorso che utilizza sentieri già
Percorsi ciclabili in Piemonte: la Via dei Saraceni.
Lunghezza: 32,47 Km Tempo percorrenza: 6 ore Località di partenza: Sauze d’Oulx Dislivello: 1310 metri effettivi Tipo: asfalto 3,87 Km (12%), sterrato 28,60 Km (88%) Periodo consigliato: luglio – agosto Percorrere da Torino l’autostrada per Bardonecchia- Frejus. Subito dopo l’uscita Oulx Ovest, prendere la circonvallazione di Oulx seguendo le indicazioni per Sauze. Superata una prima
A spasso fra le botteghe artigiane in Val Pusteria: da Brunico a Dobbiaco e San Candido.
A spasso fra le botteghe artigiane in Val Pusteria: da Brunico a Dobbiaco e San Candido. Fra antiche vetrine.   Fra i protagonisti dell'artigianato in Val Pusteria, come in gran parte dell'Alto Adige, figura il legno intagliato dalle abilissime mani degli artigiani. Si ispirano forse ai folletti o agli gnomi delle foreste? Il dubbio é lecito osservando certe figure che sembrano vive. è
All'ombra delle Alpi a un passo dal confine austiaco.
A un passo dal confine austiaco si distende la Val Pusteria con il suo magico silenzio, i prelibati formaggi e i piatti tradizionali. All'ombra delle Alpi.   Le Alpi Orientali sono lo sfondo scenografico dei paesi della Val Pusteria. La zona é una delle più belle e suggestive dell'Alto Adige, anche d'inverno quando punti di eccellenza sono la neve, il silenzio delle piste di fondo e gli impianti
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Itinerari e percorsi naturalistici in Trentino, a stretto contatto con la natura incontaminata.

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Le montagne del Trentino Alto Adige sono un groviglio di sentieri di diversa difficoltà e di diversa lunghezza che offrono la possibilità di vivere un’esperienza a stretto contatto con la natura incontaminata.

Tutti i sentieri sono accompagnati da chiare segnaletiche per permettere a tutti di affrontare le escursioni in assoluta tranquillità. I tesori naturalistici del Trentino sono tutelati entro due parchi regionali, l’Adamello-Brenta e il Paneveggio-Pale di San Martino, sette parchi provinciali dell’Alto Adige, Dolomiti di Sesto, Fanes-Senes-Braies, Gruppo di Tessa, Monte Corno, Puez-Odle, Vedrette di Ries-Aurina e Sciliar, cui si aggiunge il Parco Nazionale dello Stelvio (diviso fra Trentino, Alto Adige e Lombardia) e altre numerose speciali aree protette che costituiscono insieme un complesso di vere e proprie scuole di educazione ambientale attraverso emozionanti escursioni sia d’estate che d’inverno.


Orme dei Dinosauri

1. Orme dei Dinosauri

A Rovereto il più grande giacimento in Italia di impronte fossili di dinosauro.
Indirizzo e località:   Rovereto
Caratteristiche:  Visite Guidate

Sentiero Geomorfologico di Mezzomonte

2. Sentiero geomorfologico di Mezzomonte

Tre fenomeni naturali: fosse glaciali, depositi morenici e lastroni.
Indirizzo e località:   Folgaria
Caratteristiche:  Visite Guidate

Trodo dei fiori

3. Il Trodo dei Fiori

Un sentiero botanico di grande rilevanza storica, paesaggistica e naturalistica.
Indirizzo e località:   Passo Brocon
Adatto a:  Anziani - Bambini - Giovani

Lago Nembia

4. Oasi naturalistica Lago di Nembia

Il piccolo bacino di Nembia si trova un chilometro più a sud del Lago di Molveno, ai piedi delle Dolomiti di Brenta, nel Trentino Occidentale.
Indirizzo e località:   Ponte Arche

val concei.jpg

5. Sentiero Naturalistico Val Concei

Una piacevole passeggiata attraverso i boschi della Val Concei.
Indirizzo e località:   Concei

Val Daone, Lago Nudole

6. Valle di Daone

La Valle di Daone è una vallata alpina del Trentino, percorsa dal fiume Chiese. La sua parte superiore è propriamente chiamata Val di Fumo.

Passeggiata in Val di Non

7. Passeggiata panoramica da Sanzeno a San Romedio

Una passeggiata adatta a tutti che rivela scorci da non lasciarsi sfuggire.
Indirizzo e località:   Sanzeno

Percorso sensoriale Ischiez_cascata

8. Percorso sensoriale di Ischiez a piedi scalzi

Assaporare la natura a piedi nudi a Moena in Val di Fassa
Indirizzo e località:   Moena


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Itinerari e percorsi naturalistici in Toscana.

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La Toscanaè certamente tra le più belle regioni d'Italia.

Grazie agli indimenticabili paesaggi, all'ottimo vino e all'eccellente cibo tipico, la Toscana viene visitata ogni anno da milioni di persone da tutto il mondo.

Avendo tantissime cose da vedere e da fare, abbiamo deciso di creare questa sezione itinerari in Toscana per dare suggerimenti e idee sui luoghi da visitare, tour tematici, gite fuori porta.

Tanti consigli per organizzare al meglio la vostra vacanza in Toscana.


Parco naturale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna 

È una delle aree naturalistiche più importanti d'Europa, comprende le Foreste Demaniali Casentinesi e la Riserva Naturale di Sasso Fratino.Con oltre 650 km di rete sentieristica per 17730 ettari di estensione ripartiti tra la regione Toscana e l'Emilia Romagna.
Sede del Parco: Palazzo Vigiani -Via Guido Brocchi n.7- Pratovecchio –AR
Tel. 057550301

Padule di Fucecchio.

Situato nella zona della Valdinievole, il >Paduleè costituito da un'ampia zona bonificata di elevato interesse naturalistico per la ricchezza della flora e dalle fauna presenti e caratterizzato da una presenza di acqua.
Sede della Riserva : Centro R.D.P. Padule di Fucecchio – Via Castelmartini n.125/A – Larciano –PT

Tel. 057384540

La Querciola.
Situata tra Firenze e Pistoia, nella Piana di Quarrata, la riserva si estende per 118 ettari , comprendendo aree coltivate, boscaglia, zone acquitrinose e stagni artificiali, con una presenza faunistica tipica di questo ecosistema.
Info : Comune di Quarrata – Piazza della Vittoria n.11 – Quarrata – PT
Tel. 05737710

Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli.
Il Parco si estende in un'area di circa 14245 ettari ripartiti tra la provincia di Pisa e quella di Lucca, e comprende elementi paesaggistici e naturalistici di forte rilievo, come il lago di Massaciuccoli, il più esteso della Toscana, il Padule, le foci dell'Arno e del Serchio e l'ex Tenuta Presidenziale di San Rossore.
Info: Viale delle Cascine – Tenuta di San Rossore – Pisa
Tel. 050539111

Valle dell'Inferno e Bandella.
Compreso tra il Ponte del Romito a monte e il Ponte dell'Acqua Borra a valle, il parco comprende il Bacino Artificiale di Levante e l'ansa del Lago di Brandella, con la tipica vegetazione caratteristica del Valdarno.
Info: Provincia di Arezzo – Protezione della Natura e Riserve Naturali- Via Testa n.2 – Arezzo
Tel. 05753161

Parco naturale della Laguna di Orbetello.
La Riserva comprende l'Oasi del WWF costituita dalla riserva naturale circostante, il bosco di Patanella , l'Isolotto di Neghelli e la Laguna di Orbetello. Vi si conservano una molteplicità di ambienti, dal litorale sabbioso a tratti di macchia mediterranea con boschetti e pinete.
Info: Provincia di Grosseto – Settore sviluppo e Tutela del Territorio, U.O. Aree Protette – Via Trieste n.5 – Grosseto
Tel. 0564484580

Parco naturalistico di Baratti e Populonia.

Con una estensione di 1265 ettari, l'area comprende la zona settentrionale del promontorio di Piombino e la parte costiera relativa al Golfo di Baratti. Di notevole interesse naturalistico per le diversità ambientali, presenta notevoli attrattive turistiche grazie anche alla paesaggistica costiera ed ai ritrovamenti Etruschi ed ai siti preistorici.
Info: Parchi Val di Cornia – Via Lerario n.90 – Piombino – LI
Tel. 056549430

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Il Padule di Fucecchio è la più estesa area paludosa interna presente in Italia.

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Il Padule di Fucecchio ha un'estensione di circa 1800 ettari, divisi fra la Provincia di Pistoia e la Provincia di Firenze; se pur ampiamente ridotto rispetto all'antico lago-padule che un tempo occupava gran parte della Valdinievole meridionale, rappresenta tutt'ora la più grande palude interna italiana.

Per la tutela delle emergenze naturalistiche, storiche ed ambientali del Padule di Fucecchio, la Provincia di Pistoia e Firenze hanno creato Riserve Naturali su una parte del Bacino palustre.

La Riserva Naturale istituita dall'Amministrazione Provinciale di Pistoia nel 1996 ha una superficie di circa 200 ettari ed è divisa nelle due aree 'Le Morette' e 'La Monaca - Righetti' ; la restante parte del bacino palustre è classificata come Area Contigua.

Nella riserva naturale viene praticata una gestione attiva che comprende il controllo della vegetazione, il recupero ambientale degli specchi d'acqua libera ed opere di manutenzione tese ad incrementare le opportunità di visita.


Storia.

Il Padule, oltre alle ricchezze dei paesaggi e della natura, conserva il fascino delle vicende storiche legate alle grandi famiglie dei Medici e dei Lorena. Qui rimangono tutt'ora significative testimonianze dell'opera dell'uomo, che nel corso dei secoliha plasmato e modificato la struttura stessa dell'area umida: i canali ed il sistema dei porti, segni di antiche ed importanti idrovie; il Ponte Mediceo di Cappiano, fulcro delle attività di regimazione delle acque e della pesca, nonchè importante passaggio sulla Via Francigena; il complesso della fattoria del Capannone, che rappresenta uno dei principali approdi della Valdinievole; gli edifici dell'archeologia industriale come gli essiccatoi del tabacco.

Le lapidi disseminate sui casotti o lungo gli argini raccontano invece una storia più recente: la tragedia del barbaro eccidio perpetrato dai nazisti il 23 agosto 1944. In Padule sono ancora presenti, in forma residuale, attività legate alla lavorazione delle erbe palustri: la raccolta e l'intreccio del 'sarello' e della 'sala' ( per rivestire sedie e fiaschi e per altri oggetti di uso quotidiano ), della 'gaggia' e di altre piante tipiche dell'area umida sono tutt'ora praticate da pochi valenti artigiani.


Flora.

Situato al limite tra la regione peninsulare di clima mediterraneo e quella continentale, il Padule, ospita contemporaneamente piante adatte a climi diversi; nella Paduletta di Ramone, ai margini del bosco di Chiusi, sopravvivono ad esempio il Morso di rana ( Hydrocharis morsus-ranae ) e la Felce reale ( Osmunda regalis ), che sono piante di clima caldo umido, e particolari muschi, chiamati sfagni ( Sphagnum ) più propri di climi freddi del nord e discesi fin qui durante le ultime glaciazioni. Il Bosco stesso costituisce un lembo residuo delle grandi foreste planiziali che dovevano ricoprire tutte le pianure del nostro paese.

In alcune aree del bacino palustre si trovano ancora discrete estensioni della Grande carice ( carex elata ), chiamata localmente 'sarello'; questa pianta di origine nordica si sviluppa in 'gerbi' ( formazioni cespitose ), costituiti da più individui, che assumono l'aspetto caratteristico di isolotti circondati dall'acqua. Oggi purtroppo le grandi carici vengono spesso soppiantate da specie più resistenti come la Cannuccia di Palude ( Phragmites australis ).

Dove gli immensi canneti lasciano spazio alle acque libere, troviamo i 'lamineti', formati da piante con foglie galleggianti, come le grandi Ninfee bianche e gialle, che costituiscono uno degli ultimi rifugi per specie come: il Ninfoide ( Nymphoides peltata ), dai bei fiori gialli; l'Utricolaria o Erba vescia ( Utricularia australis ), pianta 'carnivora' che si nutre di microorganismi acquatici; l'Erba pesce o Salvinia ( Salvinia natans ), piccola felce natante ormai rarissima in Toscana; l'Erba scopina ( Hottonia palustris ), scoperta recentemente nell'area umida. Negli ultimi anni la diffusione di alcune specie animali aliene ha reso particolarmente rare e localizzate queste piante, un tempo ampiamente diffuse nel bacino palustre. Per le caratteristiche della vegetazione e per le peculiarità floristiche, il Padule di Fucecchio è stato inserito nell'elenco dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia, redatto nel 1979 dalla Società Botanica Italiana.

Fauna.

Il Padule di Fucecchio riveste un ruolo fondamentale nelle rotte migratorie fra la costa tirrenica e l'interno; qui si possono osservare nel corso dell'anno oltre 200 specie di uccelli. L'area palustre offre quindi eccezionali spunti per gli appassionati di birdwatching e fotografia naturalistica, soprattutto durante il passo primaverile. Particolare rilievo naturalistico assumoni gli aironi che costituiscono qui una grande garzaia: una vera e propria città degli aironi con migliaia di uccelli fra genitori, giovani ed immaturi dell'anno precedente. Si tratta della colonia di nidificazione più importante dell' Italia centro-meridionale, sia per il numero delle coppie nidificanti (circa 1000) che per la presenza contemporanea di cinque specie: la Nitticora, la Garzetta, la Sgarza ciuffetto, l'Airone guardabuoi e l'Airone Cenerino. La colonia ospita anche alcune coppie del raro Mignattaio (Plegadis falcinellus).

A titolo di curiosità citiamo anche il Bengalino (Amandava amandava ), un minuscolo passeriforme originario dell'Asia meridionale e sudorientale; nel periodo riproduttivo, i maschi spiccano per i colori accesi che vanno dal rosso fuoco al bordeaux, con appariscenti pois bianchi. Fra i mammiferi, oltre all'invadente Nutria (Myocastor coypus), va ricordato per il suo interesse naturalistico e biogeografico il Topolino delle risaie (Micromys minutus), il più piccolo roditore europeo; la popolazione del Padule di Fucecchio, numerosa e ben acclimatata, si trova al limite meridionale accertato della specie. La microfauna è altrettanto ricca ed importante, anche se meno studiata.

Una pluriennale ricerca del Prof. Arnaldo Bordoni ha permesso di censire oltre 1000 specie di coleotteri: analogamente a quanto già osservato per la flora, anche nel caso dei coleotteri, il Padule rappresenta un'importantissima area di rifugio per molte specie paludicolelegate aclimi freddi, le stesse che si trovano nelle torbiere dell' Europa centro-settentrionale.Da segnalare infine la recente diffusione del Gambero della louisiana (Procambarus clarkii), altra specie 'aliena' introdotta dal continente americano.

Itinerario naturalistico a piedi 'Le Morette'.

Si tratta di un percorso particolarmente adatto agli amanti del birdwatching e dell'osservazione naturalistica. Il punto di partenza è presso il Centro Visite di Castelmartini dove è raccolta una buona documentazione sulla zona umida: una piccola mostra fotografica su flora e fauna, acquari con le specie ittiche più caratteristiche, manufatti realizzati con le erbe palustri ed una fornita biblioteca tematica.

Da qui, seguendo le indicazioni stradali per la Riserva Naturale, si percorre una bella strada panoramica fino al Porto delle Morette dove è opportuno parcheggiare l'auto prima del ponte. Tale porto rappresenta in Padule uno dei pochi casi in cui troviamo una struttura quadrangolare murata su tre lati, a dimostrazione dell'importanza non solo locale dell'approdo. Oltre il Ponte sul Canale del Terzo, inizia l'itinerario a piedi nel bacino palustre. Di fronte a noi, immerso in una pioppeta, il Casotto del Criachi, sul quale una lapide ricorda i caduti dell'eccidio: 175 fra uomini, donne e bambini che furono barbaramente uccisi, in varie aree del Padule, la mattina del 23 agosto 1944.

Costeggiando l'argine del canale, verso nord, troviamo il Pannello esplicativo della Riserva Naturale Provinciale 'Le Morette' ; qui gli interventi di gestione e ripristino ambientale operati dalla provincia di Pistoia hanno ricreato condizioni ambientali favorevoli per la sosta e la nidificazione di numerose specie ornitiche. Proseguendo per qualche centinaio di metri si raggiunge il Casotto Verde ( casotto del Biagiotti ) che è stato trasformato in osservatorio faunistico: attraverso feritoie schermate, si possono osservare i grandi chiari all'interno della riserva, protette sui bordi da estese cinture di canneti. Il periodo migliore per la visita è quello primaverile, da marzo alla prima metà di giugno; durante l'estate si devono privilegiare l'alba o il tramonto, evitando le ore più calde, mentre da settembre a gennaio sono da preferire i giorni di martedì e venerdì ( silenzio venatorio ) dato che la piccola riserva è circondata da aree in cui è consentita la caccia.


Itinerari storico-ambientale (in auto o muntain bike).

Il punto di partenza è presso il Ponte di Cappiano, voluto dal Granduca Cosimo I dei Medici nel 1550 per creare uno sbarramento al libero deflusso delle acque e sfruttare le risorse ittiche del lago così formato. L'edificio, recentemente restaurato, è adibito ad ostello. Da Ponte a Cappiano si raggiunge Fucecchio e da qui si segue la SS 436 in direzione Montecatini. Si gira poi a sinistra, al bivio per Massarella salendo verso il paese; alcune piazzole lungo la strada consentono di ammirare lo splendido panorama che abbraccia gran parte della palude. Massarella mantiene tra le sue attività anche quella legata alla raccolta delle erbe palustri, che da qui vengono inviate in tutta Italia per essere utilizzate in lavorazioni artigianali.

Nella Chiesa Parrocchiale sono visibili i recenti affreschi di Romano Stefanelli ; in particolare la bella 'Crocifissione' ambientata dall' autore proprio nel Padule. Laciato il paese, si gira a destra, dopo qualche chilometro, in via Salanova; alla fine della discesa si può lasciare l'auto e raggiungere a piedi il Porto di Salanova, dove trovano approdo i caratteristici barchini. Più avanti si incrocia una strada sterrata, che costeggia la zona del golfo. In prossimità di un piccolo campo di volo, si gira a destra e si raggiunge di nuovo la strada asfaltata, sull'argine del Canale del Capannone.

Da qui si può proseguire a piedi per visitare, a poche centinaia di metri, l'essiccatoio del tabacco del Piaggione. La coltivazione del tabacco ebbe qui una grande diffusine agli inizi del XX secolo; ne resta oggi la testimonianza nei tre grandi edifici, simili a sperdute cattedrali, di Pratogrande, Piaggione e Fattoria Settepassi, costruiti per seguire le operazioni di essiccazione e stagionatura del tabacco coltivato nei campi adiacenti. In alternativa, si può girare subito sulla sinistra verso il Capannone, complesso architettonico (oggi in stato di grave degrado) che testimonia l'importanza delle vie d'acqua fino al XIX secolo; l'omonimo porto costituiva infatti uno dei principali approdi della Valdinievole. L'itinerario si conclude qui. Dal Capannone è facilmente raggiungibile la località di Anchione e, dopo circa due chilometri, Ponte Buggianese.

Il Centro Visite.

Il Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, Associazione ONLUS, composto da rappresentanti di Enti pubblici e di Associazioni interessate alla salvaguardia di questo ambiente, ha lo scopo di promuovere la conservazione e la valorizzazione delle qualità storiche, ambientali e naturalistiche del Padule di Fucecchio e del Lago di Sibolla, come aree umide di interesse nazionale ed internazionale, e di altri ambienti della Toscana settentrionale, con particolare riferimento al Bacino dell'Arno. Il Centro partecipa alla gestione della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, tramite una apposita convenzione stipulata con la provincia di Pistoia, fornendo la propria consulenza tecnico-scientifica su tutti gli interventi manutentivi e di rinaturalizzazione, nonchè per la redazione di materiale scientifico e divulgativo.

Organizza la fruizione dell'area protetta sia a fini didattici che turistici e svolge attività di ricerca e monitoraggio della qualità ambientale, elaborando progetti di studio, conservazione eripristino naturalistico che cionvolgono anche altre aree umide della regione. Per la progettazione e la realizzazione delle attività si avvale di un gruppo di operatori, laureati o esperti negli aspetti naturalistici e storici del territorio, coordinati da un comitato scientifico. Il Centro da un particolare rilievo alle attività di educazione e divulgazione rivolte a tutte le fasce di età, comprendenti anche corsi di educazione permanente e corsi di aggiornamento per insegnanti.

Gestisce il Laboratorio per l'Educazione Ambientale nel Padule di Fucecchio, con sede a Castelmartini, che offre alle scuole ben 17 diversi itinerari didattici, sia di tipo naturalistico che storico-ambientale, sul Padule di Fucecchio e su altri ambienti vicini: lago di Sibolla, Colline delle Cerbaie, Montalbano. Per ogni classe partecipante, sono previsti incontri sul territorio e negli spazi interni attrezzati. Il Centro organizza nache escursioni guidate, rivolte sia alle classi scolastiche che a gruppi di adulti, svolte da Guide Ambientali Escursionistiche riconosciute ai sensi della Legge Regionale 42/200. Info: Centro RDP del Padule di Fucecchio. Tel.: 057384540.
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Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna: Foreste millenarie ed ambienti naturali, scenario dell'antica presenza dell'uomo.

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Il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è stato istituito nel 1993 ed è situato nell'Appennino tosco-romagnolo, tra le province di Forlì-Cesena, di Arezzo e di Firenze.

Il Parco ha come elemento caratterizzante la dorsale appenninica ad andamento tendenzialmente nordovest/sud-est. Dal crinale, si sviluppano nel versante romagnolo, una serie di contrafforti secondari subparalleli che danno origine a diverse vallate laterali. Le quote del Parco variano da 400 a 1.658 metri: il Monte Falco (1.658 m) ed il Monte Falterona (1.654 m), da cui sorge il fiume Arno, sono le vette più alte.

La geologia del versante romagnolo è caratterizzata dalla presenza della formazione marnoso arenacea, costituita da sedimenti di ambiente marino profondo, con grandi banchi di arenaria intercalati a strati di sottili marne. Nella parte toscana il “macigno” costituito da banchi di roccia arenacea alternati a scisti argillosi e marne grigie, è la formazione geologica più presente.


Dal punto di vista geomorfologico, il Parco è caratterizzato da una notevole varietà di emergenze; ne sono state censite circa ottanta, tra le quali sono comprese anche cavità naturali, sorgenti e affioramenti di interesse paleontologico. Tra queste spiccano la cascata dell'Acquacheta, degna di nota non solo per la portata del salto (80 m) ma anche per la sua valenza storico-culturale, essendo stata citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno, canto XVI), l'emergenza geologica denominata "Scalacci" visibile percorrendo il Passo dei Mandrioli nel versante romagnolo e la rupe calcarea di Monte Penna de La Verna.

Dalle pendici occidentali della dorsale appenninica nascono tutti i corsi d'acqua, Arno compreso, che solcano le Foreste Casentinesi. Nel versante romagnolo la rete idrografica è costituita da un esteso ventaglio di torrenti, che interessano tutta la zona del crinale, dal Monte Falco alla Cima del Termine. Dalla linea di crinale si dipanano i bacini idrografici del Montone, del Tramazzo, del Rabbi e del Bidente con i suoi tre rami immissari (Bidente di Celle o di Corniolo, Bidente di Ridracoli e Bidente di Pietrapazza) verso la Romagna, i torrenti San Godenzo e Rincine, affluenti della Sieve, in Mugello e l'alto corso dell'Arno con i suoi affluenti (Staggia, Fiumicello, Sova-Roiesine, Archiano e Corsalone) in Casentino. I bacini lacustri naturali sono assenti, mentre si rileva la presenza dell'invaso artificiale di Ridracoli che trattiene circa 33 milioni di metri cubi d'acqua dal bacino dell'omonimo braccio del Bidente e da quello di Corniolo e di Rabbi. Dal punto di vista bioclimatico, la zona presenta un clima temperato con estati relativamente fresche ed umide ed inverni relativamente rigidi.

Dal punto di vista naturalistico, circa l'80% del territorio è boscoso: l'area protetta rappresenta una delle foreste più pregiate d'Europa, il cui cuore è costituito dalle Foreste Demaniali Casentinesi al cui interno si trova la Riserva naturale integrale di Sasso Fratino, la prima istituita in Italia nel 1959 e più volte insignita del Diploma Europeo.
Anche la cima più alta del Parco, Monte Falco, presenta una Riserva Naturale Integrale nel versante nord. Infine, il Parco nazionale accorpa anche la Riserva Naturale Biogenetica di Campigna, la Riserva Naturale Biogenetica di Scodella, la Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli e la Riserva Naturale Biogenetica di Badia Prataglia.

Il territorio del Parco è caratterizzato anche dalla presenza di centri abitati ricchi di storia, quali Badia Prataglia, Camaldoli, La Verna e San Benedetto in Alpe.

Per la varietà degli ambienti, in seguito all'approvazione ed entrata in vigore del Piano del Parco, il territorio è suddiviso in quattro zone, classificate secondo il regime di tutela al quale sono sottoposte:

    "Zona A di riserva integrale": comprendono aree di eccezionale valore naturalistico, in cui l'antropizzazione è assente o di scarso rilievo e nelle quali l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità; sono destinate alla salvaguardia ed al mantenimento degli equilibri biologici ed ambientali in atto, alla prevenzione ed all'eliminazione di eventuali fattori di disturbo endogeni ed esogeni. Con una superficie di circa 924 ettari, questa area comprende le Riserve Naturali Integrali di Sassofratino, della Pietra e di Monte Falco;

    "Zona B": è la zona nella quale le attività consentite sono finalizzate al miglioramento della complessità degli ecosistemi, al mantenimento di equilibri naturali e colturali, all'esaltazione ed alla conservazione degli elementi di forte caratterizzazione paesaggistica, storica, monumentale, ancorché non coerenti con le caratteristiche di naturalità peculiari della zona stessa. Nella zona B vengono conservate le caratteristiche naturali, nello stato più indisturbato possibile. La naturalità è mantenuta attraverso la mera protezione, l'intervento attivo dell'Ente ed il mantenimento dei soli usi didattici, educativi,divulgativi, ricreativi ed agro-silvo-pastorali tradizionali, compatibili con la conservazione delle caratteristiche di massima naturalità. È costituita per buona parte dalle Foreste Demaniali Regionali, dalle Riserve Naturali Biogenetiche statali di Camaldoli, Scodella, Campigna e Badia Prataglia, e dal Santuario francescano della Verna;

    "Zona C": essa è caratterizzata dalla presenza di risorse naturali, paesaggistiche ed ambientali meritevoli di protezione e valorizzazione. Comprende aree di interesse naturalistico, caratterizzate dal fatto che l'attività umana ha conformato l'aspetto dei luoghi e l'ambiente portandolo allo stato attuale meritevole di protezione, le quali dovranno essere oggetto di tutela paesaggistica attraverso il mantenimento dell'equilibrio tra il sistema insediativo e quello naturale.

    "Zona D": comprende tutti i centri urbani e le loro previste espansioni, nonché aree a destinazione produttiva tradizionale, piccoli centri di valore storico e di valenza turistica.

La flora del Parco.

La flora presente all'interno del Parco è costituita da un numero di specie censite pari a 1357, di cui 1125 da considerare indigene e presenti sul territorio attualmente. Questa elevata fitodiversità è dovuta al fatto che il territorio in oggetto ospita ecosistemi forestali di grande valore tra i meglio conservati d'Europa ed ha una posizione geografica che lo rende “trait d'union” fra due contingenti floristici molto differenziati, uno di tipo settentrionale e l'altro di tipo meridionale. Ad esempio all'interno del Parco troviamo 37 specie e sottospecie di Felci e Licopodi (più di un terzo delle entità italiane) e 44 specie di Orchidee (il 66% di quelle presenti in Emilia-Romagna e il 58% della Toscana).

Importante come dato quello relativo alle 845 specie fungine presenti, alcune delle quali prime e uniche in Italia, e addirittura nuove al mondo scientifico, tra cui Botryobasidium sassofratinoense, specie nuova mai descritta prima, ritrovata all'interno della Riserva Integrale di Sasso Fratino. Tra le nuove scoperte citiamo inoltre il recente ritrovamento dell'Allium victorialis, prima e unica stazione della catena appenninica. Per meglio conoscere la flora del Parco è possibile visitare il Giardino botanico di Valbonella, che riproduce gli ambienti vegetali dell'Appennino romagnolo, ed il Museo e l'Arboreto Carlo Siemoni a Badia Prataglia, che raccoglie più di cento piante forestali sia indigene che esotiche.

L'ambiente vegetale.

La vegetazione di tutto il territorio è caratterizzata da grandi estensioni forestali, che ricoprono più dell'80% dell'area, e che sono la più grande ricchezza del territorio. Il Parco racchiude inoltre la Riserva naturale Sasso Fratino, la quale comprende tratti di foresta che si sono conservate nella condizione più prossima alla massima “naturalità. Le diverse tipologie di vegetazione, nel loro complesso, si possono così riassumere:

Faggete ed abetine. I boschi di faggio (Fagus sylvatica) costituiscono in tutto l'Appennino la vegetazione più caratteristica e rappresentativa dell'orizzonte montano. Nell'intervallo altitudinale compreso tra circa 900-1000 m e le quote più elevate, il faggio tende a formare popolamenti in cui risulta nettamente dominante. Talvolta le faggete sono state sostituite da abetine di abete bianco (Abies alba), storicamente favorito dall'uomo per scopi selvicolturali.

Nelle aree meglio conservate troviamo numerose altre latifoglie, quali frassino maggiore (Fraxinus excelsior), aceri (Acer platanoides, Acer pseudoplatanus, Acer opalus s.l.), tiglio selvatico (Tilia platyphyllos), olmo montano (Ulmus glabra). Tale vegetazione montana, ricca di specie arboree, è molto rara nell'Appennino e la sua presenza relittuale è di notevole interesse naturalistico. È nelle faggete di bassa quota e nei boschi misti mesofili di contatto che si possono trovare individui di tasso (Taxus baccata) e agrifoglio (Ilex aquifolium), elementi rari e protetti in Emilia-Romagna.

Querceti e boschi misti di latifoglie decidue. Occupano la fascia collinare e basso-montana, fino ad altitudini di circa 900-1000 m. Le costituenti arboree principali sono le querce decidue (Quercus cerris e Quercus pubescens, raramente Quercus petraea), il castagno (Castanea sativa), i carpini bianco e nero (Carpinus betulus e Ostrya carpinifolia), l'acero opalo (Acer opalus s.l.). Generalmente il piano arboreo è meno omogeneo di quello delle faggete, e gli strati arbustivo ed erbaceo sono più ricchi di specie.

Castagneti. Il castagno da sempre è stato favorito dall'uomo per ricavarne castagne e legname. Lo strato arbustivo era costantemente tagliato, gli alberi tenuti molto distanziati e la lettiera asportata per usi domestici e zootecnici. Con la diffusione delle malattie del castagno e lo spopolamento delle aree montane molte di queste selve sono state abbandonate e convertite in cedui o fustaie. Ciò nonostante i castagneti da frutto sono ancora piuttosto diffusi sia nel versante romagnolo che in quello toscano del Parco.

Arbusteti e cespuglietti. Gli arbusteti presenti sono generalmente da considerare come stadi secondari derivanti dalla colonizzazione di radure erbose abbandonate, in quanto le altitudini modeste non permettono lo sviluppo di brughiere subalpine primarie, con eccezione della cima di Monte Falco in cui troviamo lembi residuali relitti. Con riferimento all'altitudine, si possono distinguere gli arbusteti montani da quelli collinari e submontani. Alle quote superiori troviamo mirtillo (Vaccinium myrtillus) e brugo (Calluna vulgaris), o cespuglieti con ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius) e felce aquilina (Pteridium aquilinum). A quote inferiori troviamo prugnolo (Prunus spinosa), rovi (Rubus sp. pl.), biancospino (Crataegus monogyna), rosa selvatica (Rosa canina s.l.), ginepro comune (Juniperus communis), pero selvatico (Pyrus pyraster), e sanguinello (Cornus sanguinea).

Prati e pascoli. In tutti i settori del Parco ed a tutte le altitudini sono presenti aree prative destinate al pascolo, anch'esse di origine secondaria in quanto derivate dalla distruzione di formazioni forestali avvenuta in tempi lontani. Le praterie montane, indicate spesso anche col nome generico di “nardeti”, sono principalmente costituite da Nardus stricta e Festuca sp. pl. I prati e i pascoli delle quote submontane risentono invece maggiormente del tipo di disturbo antropico attuato e sono principalmente costituite da Bromus erectus e Brachypodium rupestre.

Pratelli erbosi su cenge rocciose. Nonostante le piccole superfici che ricoprono, sono particolarmente ricchi di specie dal grande valore fitogeografico. Alle quote superiori, localizzati sulle rupi esposte a settentrione presso la cima del M. Falco, troviamo residui di vegetazione subalpini di periodi più freddi, in cui queste specie avevano diffusione ben maggiore. Tra queste citiamo l'Anemone a fiori di narciso (Anemone narcissiflora), la Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia), la Genziana verna (Gentiana verna) e la Viola di Eugenia (Viola eugeniae), simbolo della flora italiana e caratteristica dei massicci appenninici dell'Italia centrale, che raggiunge qui il suo limite settentrionale di distribuzione.

Fauna.

La fauna del Parco si caratterizza per la più importante popolazione di lupo dell'Appennino settentrionale[10], stimata in una cinquantina di esemplari, suddivisi in 9 ipotetici branchi distribuiti su tutto il territorio del Parco. Le attività di monitoraggio svolte dal Corpo Forestale dello Stato coordinato dall'Ente Parco e dall'I.S.P.R.A. mediante genetica non invasiva e wolf-howling hanno portato col tempo ad acquisire una conoscenza approfondita dello status del predatore nel territorio del Parco. Uno dei fattori che ha favorito il lupo sul territorio della specie, insieme alla vastissima copertura forestale, è la consistente presenza di cinque specie di ungulati: cinghiale, capriolo, daino, cervo e muflone.

Quest'ultimo, introdotto con certezza a partire dal 1835 da Karl Siemon per conto del Granduca di Toscana Leopoldo di Lorena, è certamente una presenza alloctona non particolarmente adatta al contesto ambientale, ma tuttora presente con una popolazione di ridottissime dimensioni. Altra presenza importante tra i carnivori è quella del Gatto selvatico. L'areale distributive italiano della specie comprende infatti le Alpi orientali ed l'Appennino centro - meridionale, con un limite distributivo tradizionalmente delimitato da una linea Piombino - Ancona. Questo valeva prima della scoperta di una popolazione di gatti selvatici presenti all'interno del Parco Nazionale, notizia che ha rappresentato un'assoluta novità per l'Appennino settentrionale.

Tra i micro ed i meso mammiferi possiamo annoverare complessivamente 21 specie presenti con certezza sul territorio delle Riserve Biogenetiche e quindi nel Parco Nazionale stesso, tra cui molto comuni sono la volpe, la lepre, la talpa europea e la talpa cieca, lo scoiattolo rosso, l'istrice ed il riccio. Tra i Mustelidi è confermata la presenza di tasso, donnola, faina e puzzola, mentre necessita di conferme la presenza di Martora. Per quanto riguarda i Chirotteri la cheklist del Parco oggi consta di 15 specie che rappresentano la metà della fauna nazionale. Un patrimonio ancora ricco e diversificato su cui però pesa ancora la scarsa conoscenza distributiva e di dati sulla reale consistenza delle popolazioni.

Uccelli.

Tra gli uccelli, sono presenti come nidificanti o di passo complessivamente 139 specie, di cui 100 presenti con regolarità nel corso dell'anno e 77 nidificanti. Tra queste alcune presentano una distribuzione prettamente centro europea come il Rampichino alpestre ed il Ciuffolotto, altre invece mediterranea come l'Occhiocotto e la Sterpazzolina. Molto interessanti sono, in particolare, le specie tipiche di ambienti aperti, come prati o pascoli ed arbusteti, che stanno conoscendo non solo localmente, ma anche a livello europeo una crisi demografica che le rende oggetto di azioni di tutela.

Tra di esse citiamo come nidificanti il Calandro, l'Averla piccola, Tottavilla, lo Strillozzo, l'Allodola, lo Zigolo nero, il Fanello ed il Prispolone, mentre come specie di passo, il Culbianco, lo Stiaccino ed il Codirossone, specie che erano presenti come nidificanti in alcune praterie d'altitudine fino a pochi anni addietro. Tra i Piciformi annoveriamo 6 specie, ovvero Torcicollo, Picchio rosso minore, Picchio rosso maggiore, Picchio verde e Picchio nero. Una presenza, quest'ultima, unica nell'Appennino settentrionale e rilevata a partire dall'anno 2000 e confermata a seguito di una campagna di ricerca promossa dall'Ente Parco.

La popolazione di Picchio nero, stimata in 4/5 coppie riproduttive, è divenuta una presenza comune nel territorio pur rimanendo completamente isolata sia dai settori alpini, da cui gli individui romagnoli sono giunti per colonizzare nei primi tempi la Riserva Integrale di Sasso Fratino, che dai siti riproduttivi dei massicci dell'Italia meridionale e centrale, in cui sono presenti alcune popolazioni relitte della specie. Tra i rapaci diurni troviamo complessivamente 22 specie per le quali si hanno informazioni, recenti o passate, per la zona del Parco. Tra queste sono 10 le specie certamente nidificanti, ovvero: il Falco pecchiaiolo, l'Astore, lo Sparviere, la Poiana, l'Aquila reale, il Gheppio, il Falco pellegrino, il Biancone, l'Albanella minore ed il Lodolaio. Tra i rapaci notturni, oltre a Barbagianni, Civetta, Allocco e Gufo comune, troviamo l'importante presenza del Gufo reale, specie che sta conoscendo a livello regionale un drastico calo delle presenze.

Anfibi e rettili.

Sono 23 le specie di Anfibi e Rettili, ovvero un terzo degli anfibi italiani ed un quinto dei rettili italiani. Vanno ricordati tra gli anfibi urodeli la Salamandra pezzata, la Salamandrina dagli occhiali, il Geotritone italiano, il Tritone alpestre o montano, il Tritone comune o punteggiato, il Tritone crestato italiano; tra gli anfibi anuri citiamo l'importante presenza dell'Ululone dal ventre giallo, endemismo appenninico. Tra i rettili sultano diffusi nel Parco la Biscia dal collare, il Colubro di esculapio, il Biacco, il Colubro liscio, il Colubro di riccioli, la Biscia tassellata e la  


Invertebrati.

La ricchezza faunistica maggiore delle Foreste Casentinesi è però quella più nascosta e sottovalutata relativa agli animali invertebrati. Sono ad esempio 23 le specie di Carabidi presenti nell'area del Parco (il 17% delle entità italiane e il 43% di quelle di Emilia-Romagna e Toscana), 118 quelle di Cerambicidi (oltre il 55% delle entità italiane e il 78% di quelle dell'Emilia-Romagna), 845 le specie di Farfalle e Falene (un dato piuttosto consistente se confrontato con quelli delle località appenniniche vicine).

Le ricerche in questi ultimi anni continuano a fornire dati sulla presenza di specie di ivnertebrati che per la loro rarità hanno una valenza naturalistica eccezionale. Basti citare a tale proposito la popolazione del raro e protetto gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), del Granchio di fiume (Potamon fluviatile) o l'eccezionale diversità di insetti xilofagi. Questi animali costituiscono componenti essenziali per il funzionamento degli ecosistemi forestali, la cui gestione all'interno del Parco Nazionale e delle Riserve Biogenetiche privilegia fortemente la presenza di alberi morti e necromassa al suolo. La Riserva Integrale di Sasso Fratino, in particolare, rappresenta un luogo privilegiato in tal senso, in cui il bosco viene lasciato alla sua naturale evoluzione e sono presenti comunità uniche di invertebrati xilofagi, funghi e organismi coinvolti nei processi di degradazione e decomposizione del legno morto.

Punti di interesse.

    Acquacheta - cascata - nota anche come parco letterario per i riferimenti danteschi
    Badia Prataglia - faggeta e antica Abbazia
    Campigna, piccolo centro urbano, collocato all'interno della omonima foresta secolare di abete bianco e abetine, appartenuta fino all'Unità d'Italia all'Opera del Duomo di Firenze. Il Granduca di Toscana Leopoldo II nel XIX secolo vi fece erigere la propria residenza di caccia.
    La foresta di Campigna è nota per avere fornito nei secoli legname per le alberature delle navi di Pisa e Livorno, nonché per la realizzazione del Duomo di Firenze.
    Casanova dell'Alpe - antico borgo a 1000 metri di altitudine
    Castagno d'Andrea - castagno e luogo natale di Andrea del Castagno
    Castagno Miraglia
    Eremo di Camaldoli, fondato nel 1012 da San Romualdo, il quale si ritirò in questo luogo circondato da foreste. In prossimità dell'Eremo troviamo un delizioso laghetto di origine artificiale: il Laghetto Traversari di Camaldoli
    Fiumicello - mulino
    Foresta della Lama - biodiversità e cascata degli Scalandrini
    Foresta monumentale de La Verna
    Giardino botanico di Valbonella - flora appenninica
    Lago degli Idoli - sito archeologico
    Monte Falco - Riserva Naturale Integrale
    Monte Penna - punto panoramico, veduta sulla Romagna e lago di Ridracoli
    Poggio Scali - punto panoramico, dove il Petrarca narra che "dalle sue punte si ponno ammirare i due mari che circondano l'Italia"[12]
    Pietrapazza - chiesa e valle, descritte anche dal Granduca Leopoldo II di Toscana nell'Ottocento[13]
    Prati della Burraia - Rifugio CAI Città di Forlì nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna [14]
    Ridracoli - lago e diga
    Riserva Naturale Biogenetica di Scodella
    Riserva Naturale Biogenetica di Camaldoli
    Riserva Naturale Biogenetica di Campigna
    Riserva Naturale Biogenetica di Badia Prataglia
    San Benedetto in Alpe - Poggio ed Abbazia
    San Paolo in Alpe - prato pascolo, durante la Resistenza gli Alleati vi effettuavano aviolanci per i Partigiani della 8ª Brigata Garibaldi "Romagna"
    Santuario della Verna, donato a San Francesco dal conte Orlando Cattani di Chiusi nel 1213 come luogo di eremitaggio;
    Sasso Fratino - prima riserva integrale istituita in Italia (1959)
    Sentiero della Libertà - la Resistenza sulla Linea Gotica[15]
    Sorgenti dell'Arno - Monte Falterona
    Strada dei Passo dei Mandrioli - area wilderness Fosso del Capanno[16], la prima istituita in Italia nel 1988, ed emergenza geologica degli "Scalacci"[17]
    Tredozio - alta valle e passo del Tramazzo
    SidisPark, parco attrezzato invernale per il divertimento sulla neve.

Come arrivare.

Auto.

    in Toscana il Parco è raggiungibile con la A1 (Milano-Roma), ai caselli di Barberino del Mugello, Firenze e Arezzo:
        Da Barberino, superato Borgo San Lorenzo, e da Firenze, per la SS. 67, si raggiungono i Comuni di San Godenzo e Londa;
        Da Firenze, dopo Pontassieve, si devia per la SR 70 e si raggiungono i Comuni di Pratovecchio, Stia, Poppi e Bibbiena;
        Da Arezzo, per la SR 71, si raggiungono i Comuni di Bibbiena, Poppi, Pratovecchio e Stia; da Bibbiena, con la SP 208, si raggiunge il Comune di Chiusi della Verna;
    in Romagna il Parco è raggiungibile con la A14 (Bologna-Rimini), ai caselli di Faenza, Forlì e Cesena:
        Da Faenza, risalendo la valle del Tramazzo si raggiunge il Comune di Tredozio.
        Da Forlì, risalendo le valli del Montone (SS 67), del Rabbi (SP 3) e del Bidente (SP 4), si raggiungono rispettivamente i Comuni di Portico-San Benedetto, Premilcuore e Santa Sofia.
        Da Cesena, risalendo la valle del Savio con la E45, si raggiunge il Comune di Bagno di Romagna.

Treno.

    In Toscana il Parco è raggiungibile in treno dalle stazioni di Bibbiena, Poppi, Pratovecchio e Stia nel versante Casentinese e dalla Stazione di Pontassieve e Contea-Londa nel versante Mugellano.
    In Romagna il Parco è raggiungibile in treno dalle stazioni di Faenza, Forlì e Cesena;

Autobus.


    In Toscana il Parco è servito dalle linee SITA e LFI;
    In Romagna il Parco è servito dalle linee bus extraurbane ATR;

Aereo.

    Il territorio del Parco è servito dagli aeroporti di Firenze, Bologna, Forlì e Rimini.
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Tra chiese e palazzi le cose da vedere a Trapani non mancano.

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Le chiese in città sono moltissime. All'estremità est del centro città, in via Pepoli, sorge il grande complesso dell'Annunziata che è il principale monumento cittadino.

Alle spalle dell'altare principale si trova laCappella della Madonna a cui si accede attraverso un bell'arco rinascimentale, chiuso da una grata in bronzo del 1591. Nei pressi si trova anche l’ex convento che oggi ospita il principale museo della città, il “Museo Pepoli”.

Nel centro storico si susseguono una serie di chiese di notevole interesse: la chiesa di San Francesco d’Assisi, la chiesa dei Cappuccini, la chiesa di San Pietro equella del Purgatorio, sita nell’omonima piazzetta.

Molto bella la Cattedrale, in corso Vittorio Emanuele, dedicata a S. Lorenzo ed edificata nel seicento su un precedente edificio trecentesco.


Una delle vie più attraenti della città è via Garibaldi fiancheggiata da palazzi e chiese settecentesche, tra cui emergono Palazzo Riccio di Morana, coronato da statue, Palazzo Milo e la Badia Nuova (S. Maria del Soccorso) una delle chiese più antiche della città.

Il palazzo che chiude in maniera scenografica la via è Palazzo Senatorio (o Cavarretta),  la cui facciata è su due ordini scanditi da colonne e statue ed è coronata da due grandi orologi. Accanto si trova la Torre dell'orologio di origini duecentesche.

Da visitare è anche la via Libertà, dove si trovano la chiesa del Carmine, di stile rinascimentale fondata dai Padri Carmelitani, Palazzo Fardella e Palazzo Sanseverino.

Le strade principali, mete di lunghe passeggiate, sono Via G.B.Fardella, che percorre quasi tutta la città, e Corso Vittorio Emanuele. Soprattutto la sera, le vie si affollano di gente che trascorre delle ore nei diversi locali.

Da visitare inoltre: il Museo della Preistoria e Archeologia Marina, sito nella Torre di Ligny e la Riserva Naturale delle Saline che si susseguono nel tratto costiero fra Trapani e Marsala in uno scenario davvero incredibile dove regnano silenzio e tranquillità.
Trapani. Chiesa del PurgatorioTrapani. Chiesa di S. PietroTrapani. Torre di LignyTrapani. Via Garibaldi
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Pantelleria, perla nera del Mediterraneo, è la più grande tra le isole che circondano la Sicilia

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Pantelleria, perla nera del Mediterraneo, la più grande tra le isole che circondano la Sicilia, si trova al centro dell'omonimo canale, a circa metà strada tra questa e il continente africano.

Si estende per 83 kmq e raggiunge la sua altezza massima nella sua parte centrale, dove la Montagna Grande si innalza per 836 metri sopra il livello del mare. La morfologia del suo territorio è piuttosto complessa: l’isola infatti trae origine da diversi episodi vulcanici che si sono succeduti e sovrapposti nel tempo.

Tutta la parte che si allunga da nord-est a sud-ovest è piuttosto rocciosa e scende a picco sul mare. La parte nord-occidentale è invece più pianeggiante e collinare.




Pantelleria, perla nera del Mediterraneo, la più grande tra le isole che circondano la Sicilia, si trova al centro dell'omonimo canale, a circa metà strada tra questa e il continente africano.

Si estende per 83 kmq e raggiunge la sua altezza massima nella sua parte centrale, dove la Montagna Grande si innalza per 836 metri sopra il livello del mare. La morfologia del suo territorio è piuttosto complessa: l’isola infatti trae origine da diversi episodi vulcanici che si sono succeduti e sovrapposti nel tempo.

Tutta la parte che si allunga da nord-est a sud-ovest è piuttosto rocciosa e scende a picco sul mare. La parte nord-occidentale è invece più pianeggiante e collinare.

La particolarità dell’isola risiede proprio nella varietà dei suoi paesaggi. Circondata da un mare cristallino e da coloratissimi fondali, racchiude al suo interno un territorio piuttosto aspro, in cui l’uomo è tuttavia riuscito a coltivare la vite, e una Riserva Naturale Orientata che si estende dal centro dell’isola fino alla costa.

L’origine vulcanica di Pantelleria spiega le spettacolari colonne di vapore che potrete vedere fuoriuscire dai molti crepacci che si aprono nella roccia: sono le cosiddette “Favare”. Alla stessa causa sono da attribuire le saune naturali, le cosiddette “Stufe”, in cui le emanazioni di vapore raggiungono temperature altissime. Tra le molte sorgenti di acque termali presenti sull’isola, la più importante è lo Specchio di Venere.

La storia - Fin dal neolitico, l’isola fu abitata da un popolo proveniente probabilmente dalla Tunisia. Già a quel tempo Pantelleria era un luogo di particolare importanza per l’abbondante presenza di ossidiana, il materiale più usato nella preistoria. A questo periodo risalgono alcuni monumenti funerari. Nel VII sec. a.C. fu colonizzata dai Fenici che la usarono per i loro commerci come ponte tra l’Africa e la Sicilia.

Contesa durante le guerre puniche, fu poi conquistata dai Romani, dai Bizantini e, nel ‘700, dagli Arabi che la chiamarono “Bent el Rion - Figlia del vento”.
La lunga dominazione Araba ha lasciato segni profondi nella lingua, nelle usanze e nelle tradizioni dell’isola. Ad essi si devono anche la costruzione dei Dammusi, le caratteristiche abitazioni di Pantelleria in pietra lavica con il tetto a cupola.

Da allora, Pantelleria seguì la sorte dell’intera Sicilia. Per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, durante la seconda guerra mondiale, subì un pesante bombardamento che distrusse gran parte dell’abitato.

Come arrivare

Via mare
- da Trapani www.siremar.it - www.usticalines.it e www.traghettidelleisole.it e da Mazara del Vallo www.usticalines.it
In aereo - Diverse compagnie aeree gestiscono voli per Pantelleria, dai più importanti aeroporti Italiani. Cercate il più vicino a voi !
Pantelleria. ChiesettaPantelleria. DammusiPantelleria. Sub
La particolarità dell’isola risiede proprio nella varietà dei suoi paesaggi. Circondata da un mare cristallino e da coloratissimi fondali, racchiude al suo interno un territorio piuttosto aspro, in cui l’uomo è tuttavia riuscito a coltivare la vite, e una Riserva Naturale Orientata che si estende dal centro dell’isola fino alla costa.

L’origine vulcanica di Pantelleria spiega le spettacolari colonne di vapore che potrete vedere fuoriuscire dai molti crepacci che si aprono nella roccia: sono le cosiddette “Favare”. Alla stessa causa sono da attribuire le saune naturali, le cosiddette “Stufe”, in cui le emanazioni di vapore raggiungono temperature altissime. Tra le molte sorgenti di acque termali presenti sull’isola, la più importante è lo Specchio di Venere.

La storia - Fin dal neolitico, l’isola fu abitata da
Pantelleria, perla nera del Mediterraneo, la più grande tra le isole che circondano la Sicilia, si trova al centro dell'omonimo canale, a circa metà strada tra questa e il continente africano.

Si estende per 83 kmq e raggiunge la sua altezza massima nella sua parte centrale, dove la Montagna Grande si innalza per 836 metri sopra il livello del mare. La morfologia del suo territorio è piuttosto complessa: l’isola infatti trae origine da diversi episodi vulcanici che si sono succeduti e sovrapposti nel tempo.

Tutta la parte che si allunga da nord-est a sud-ovest è piuttosto rocciosa e scende a picco sul mare. La parte nord-occidentale è invece più pianeggiante e collinare.

La particolarità dell’isola risiede proprio nella varietà dei suoi paesaggi. Circondata da un mare cristallino e da coloratissimi fondali, racchiude al suo interno un territorio piuttosto aspro, in cui l’uomo è tuttavia riuscito a coltivare la vite, e una Riserva Naturale Orientata che si estende dal centro dell’isola fino alla costa.

L’origine vulcanica di Pantelleria spiega le spettacolari colonne di vapore che potrete vedere fuoriuscire dai molti crepacci che si aprono nella roccia: sono le cosiddette “Favare”. Alla stessa causa sono da attribuire le saune naturali, le cosiddette “Stufe”, in cui le emanazioni di vapore raggiungono temperature altissime. Tra le molte sorgenti di acque termali presenti sull’isola, la più importante è lo Specchio di Venere.

La storia - Fin dal neolitico, l’isola fu abitata da un popolo proveniente probabilmente dalla Tunisia. Già a quel tempo Pantelleria era un luogo di particolare importanza per l’abbondante presenza di ossidiana, il materiale più usato nella preistoria. A questo periodo risalgono alcuni monumenti funerari. Nel VII sec. a.C. fu colonizzata dai Fenici che la usarono per i loro commerci come ponte tra l’Africa e la Sicilia.

Contesa durante le guerre puniche, fu poi conquistata dai Romani, dai Bizantini e, nel ‘700, dagli Arabi che la chiamarono “Bent el Rion - Figlia del vento”.
La lunga dominazione Araba ha lasciato segni profondi nella lingua, nelle usanze e nelle tradizioni dell’isola. Ad essi si devono anche la costruzione dei Dammusi, le caratteristiche abitazioni di Pantelleria in pietra lavica con il tetto a cupola.

Da allora, Pantelleria seguì la sorte dell’intera Sicilia. Per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, durante la seconda guerra mondiale, subì un pesante bombardamento che distrusse gran parte dell’abitato.

Come arrivare

Via mare
- da Trapani www.siremar.it - www.usticalines.it e www.traghettidelleisole.it e da Mazara del Vallo www.usticalines.it
In aereo - Diverse compagnie aeree gestiscono voli per Pantelleria, dai più importanti aeroporti Italiani. Cercate il più vicino a voi
Pantelleria. ChiesettaPantelleria. DammusiPantelleria. Sub

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